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Vecchie industrie di Udine sud

Aggiornamento: 16 gen 2021

Nella prima metà del Novecento quante industrie operavano nella parte meridionale di Udine? Non è solo archeologia industriale quella che si propone qui di seguito, ma una storia pubblicata dal maestro Alfredo Orzan nel 1996 per il numero unico della sagra di Baldasseria e riproposta in un suo libro nel 2014. Sono descritte le principali industrie della zona, cui si aggiunge un brano redazionale con altri dati a corredo del bell’articolo di Orzan. Ecco le sue parole (La redazione del blog; in parentesi riquadrate note redazionali).

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Fino agli anni sessanta, Udine-Sud vantava quattro industrie che operavano nel settore chimico, siderurgico e metalmeccanico: la S.A.F.R.E.C. (Società Anonima Fabbriche Riunite Estratti Concerie), la S.A.F.A.U. (Società Anonima Fonderie Acciai Udinesi) [del 1882, vedi fotografia sopra], la fonderia Fontanini e la Maddalena S.p.A.

Di queste solo la S.A.F.R.E.C. è stata completamente smantellata; le altre continuano la loro fiorente attività perché hanno seguito l’evoluzione industriale e tecnologica, resasi necessaria dall’espansione del mercato e dal conseguente aumento di produzione, e si sono trasferite nel circondario dove hanno trovato lo spazio logistico per la ristrutturazione e l’ammodernamento degli stabilimenti. Per ricordare gli intraprendenti e benemeriti fondatori tracciamo un breve profilo della storia di queste aziende.

Via Melegnano - La vecchia fabbrica per l’estrazione del tannino

Sorta, tra le vie Melegnano e Madonnetta, sulla preesistente conceria di V. Ferrari, fu fondata, come filiale, alla fine dell’800, dalla ditta milanese Pietro Contarini. Negli anni trenta lo stabilimento fu ceduto ai Ferro. Cessò l’attività nel 1962 per fattori economici e concorrenziali. Nel periodo di maggior attività occupava una settantina di operai. Vi si estraevano dal legno di castagno e dai tutoli di granoturco, il tannino per la concia delle pelli e il farfurolo per la raffinazione del petrolio.

I residui legnosi della lavorazione venivano sfruttati dalla F.L.A.M. (Fabbrica Italiana Agglomerati Misti) della ditta veneta Burei, che operava nell’interno dello stesso stabilimento e fabbricava, con una pressa a stantuffo, mattonelle da ardere che andavano a ruba durante la guerra per la scarsità di combustibili. L’energia per il funzionamento dei macchinari veniva fornita da una turbina orizzontale azionata dalla cascata costruita sulla Roggia di Palma in via Madonnetta, dove, fin dal ‘700 esisteva un mulino che funzionò per più di un secolo. L’intero complesso appartiene ora all’I.F.S.A. (Immobiliare Friulana Società Anonima).

Dopo uno stato di completo abbandono con i tetti sfondati e cadenti, i montacarichi e le ciminiere corrose, in contrasto con la vezzosa amenità della vegetazione che prospera lungo la roggia, la S.A.F.R.E.C. fu spianata dalle ruspe nel 1992. Così è scomparso un altro angolo dei nostri borghi che meritava di essere tutelato con un oculato riuso. [Oggi nell’area c’è il Parco Ilaria Alpi e Miran Hrovatin].

Via Marsala - La S.A.F.A.U

I binari arrugginiti e lo scalo deserto testimoniano l’abbandono della vecchia fonderia e l’ormai ventennale inattività del parco ferroviario ove avveniva lo smistamento dei vagoni carichi di rottami ferrosi in arrivo e di acciai in partenza. La costruzione del complesso fu iniziata in via S. Pietro nel 1935 dal socio Del Torre. Un anno dopo lo stabilimento incominciò già a produrre laminati. Nel 1938 la direzione venne trasferita in via Calatafimi e la fonderia fu ampliata per installare un forno elettrico da 4 t che entrò in funzione nel 1942, grazie all’apporto dei capitali dei nuovi soci: Canova, Galotto e Rovina.

Dopo il 1948 l'industria fu dotata di un forno Martin e nel 1955 di uno elettrico da 30t che consentirono di aumentare e diversificare la produzione degli acciai (normali, speciali, legati, al piombo, allo zolfo) e di profilati per l’edilizia e l’industria. Registrò la massima occupazione negli anni sessanta: vi lavoravano circa 1200 operai.

Nella nuova S.A.F.A.U. a Cargnacco, costruita nel 1974, iniziò nuove lavorazioni con la produzione del settore. Poi entrarono in funzione due forni potenti. Poi la S.A.F.A.U. per una serie di concomitante e sfavorevoli situazioni, iniziò un lungo periodo di stasi e contrazione. Dopo sette anni di gestione commissariale la nuova S.A.F.A.U. ora è siglata A.B.S. (Acciaierie Bertoli Safau).

Superata la crisi oggi lo stabilimento si trova al vertice della produzione italiana degli acciai speciali e altolegati, grazie soprattutto a un qualificato e lungimirante management che ne ha rilanciato l’attività e portato da qualche anno il bilancio in attivo.

La vecchia struttura di via Marsala, interessante esempio di architettura industriale, secondo fonti giornalistiche degli anni 1985-1990, era destinata a museo del lavoro friulano nel mondo o della siderurgia con l’esposizione di tutte le vecchie attrezzature dell’azienda, per il salvataggio dell’archeologia industriale. Alfredo Orzan scrisse: "Confidiamo che non subisca la triste sorte dei Molini sul Ledra" [Demoliti per far posto a nuovi edifici].

Via Palestro - La fonderia Fontanini

Venne fondata nel 1930 dall’udinese Augusto Fontanini. Fondeva metalli non ferrosi in getti di conchiglia e forniva minuterie in rame, bronzo, ottone, per contatori d’acqua, orologi, lavatrici, macchine per caffè. Nel 1939 il proprietario si associò con Piussi e Volpe e nacque l’A.L.A. (Azienda Lavorazione Alluminio) che fabbricava pentolame.

Negli anni ‘50 Augusto si staccò dai soci (che si trasferirono in via Marsala e fondarono la “Metallurgia Udinese”) e col figlio Enzo continuò l’attività di fusione specializzandosi in forniture di oblò per le navi, di camicie di bronzo per i laminatoi (soprattutto per Togliattigrad). Nel 1970 la sede si trasferì sulla statale per Palmanova, a Pavia di Udine. Dopo la morte del titolare, avvenuta nel 1986, la dinamica moglie, signora Maria Pia Cautero, diventò amministratore unico della S.r.l. mentre ora è presidente Franco Fontanini, nipote del fondatore. Ammodernati gli impianti e i metodi di produzione (attualmente occupa una quarantina di operai) la fonderia opera nel settore delle fusioni artistiche e in getti lega-bronzo destinati alla cantieristica e meccanica generale.

Via Solferino - Lo stabilimento “Maddalena”

La Maddalena S.p.A. è stata fondata nel 1919 con la denominazione di “Società Italiana Contatori d’Acqua Maddalena & C. Udine”. Nei primi anni la ditta importava i contatori dalla fabbrica austriaca “Eduard Schinzel” di Vienna.

Nel 1928 la Maddalena iniziò a costruire in Italia alcuni costituenti dei contatori per ridurre i costi dovuti agli oneri doganali. Verso il ‘30 lo stabilimento si rese completamente indipendente. L’attività della ditta, ormai ben avviata, si contrasse nel 1943-45 causa la guerra. Nel 1947 la ditta cambiò denominazione assumendo quella di “Maddalena Contatori d’Acqua” e poco dopo diventò l’attuale “Maddalena S.p.A.”.

Agli inizi degli anni ‘80 l’azienda, per l’accresciuta espansione commerciale e le esigenze di spazio per i nuovi processi produttivi, si trasferì nell’odierna sede a Grions di Povoletto. Conosciuta ormai in tutto il mondo e all’avanguardia in questo settore, la “Padrona dell’acqua” sforna ogni giorno migliaia di apparecchi: contatori con teste dosatrici, misuratori di portata elettromagnetici da 2,5 mm a 3000 mm (massimo diametro prodotto nel mondo), diaframmi, bloccagli, strumenti indicatori, registratori e unità elettroniche per la misura, controllo e regolazione di portata, livello, pressione e caratteristiche chimiche dei fluidi; strumenti ad ultrasuoni, a galleggiante o a gorgogliamento per misura di livello o portata in canali aperti ed altre sofisticate apparecchiature idrauliche: una produzione vanto delle tecnologie più avanzate e di maestranze altamente specializzate.

Ovviamente nel passato queste industrie non garantirono unicamente il pane a centinaia di famiglie e contribuirono allo sviluppo del nostro suburbio, ma favorirono anche la promozione sociale e l’aggregazione dei lavoratori provenienti in maggioranza dai paesi vicini, e qualcuno anche dalla Bassa, dalla Carnia e dal Veneto.

Si trattava, per lo più, di piccoli contadini che volevano arrotondare le misere rendite dei campi e di qualche mezzadro che anelava a riscattarsi da una sudditanza quasi feudale. Chi cercava una sistemazione in loco veniva aiutato dai compagni di lavoro già stanziati. E, in attesa, veniva ospitato alla meglio: un piatto di minestra non si negava a nessuno. La condivisione allora era molto sentita e altrettanto lo spirito di solidarietà che l’animava e che si manifestava in tanti quotidiani gesti di aiuto reciproco. E non solo per la comunanza di interessi dovuta allo stato sociale (la tutela sindacale era pionieristica e invisa, non esistevano mense aziendali; l’associazionismo e i patronati erano inesistenti) ma perché questi nostri padri avevano incarnati quei valori spirituali, oggi sopiti o ad altri delegati, che sono l’unica e vera ricchezza dell’uomo.

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L’ulteriore indagine

Fin qui le parole di Orzan. Si desidera ora aggiungere qualche altro dato a corredo dell’importante articolo con l’elenco di altre industrie.

La Società per Azioni Ferriere ed Acciaierie di Udine (Safau) è stata la punta di diamante dello sviluppo economico della città sin dalla fine dell’Ottocento. Nei primi del Novecento, in via Pradamano vicino ai binari ferroviari, operavano le grosse ditte di legnami A. Dal Torso fu E. e Fratelli Dal Torso, convertite durante la Grande Guerra anche in magazzini di munizioni e bombardate dagli austriaci (vedi fotografia tratta dal libro di Pecile).



Negli anni ’20 del Novecento ci sono le Officine Magro & Mencacci di Via Montebello, che vantavano delle filiali a Trieste e Roma. Poi c’era la sede del Centro addestramento cani per l’Esercito Italiano. Tale Centro di addestramento chiude nel 1943, ha detto Walter Grassi. Si noti che via Melegnano era costruita solo da via Marsala e arrivava fino in via Solferino, poi c’erano solo campi in direzione del viale Palmanova, come si può notare dalla Pianta della città di Udine del 1925. In zona c’è anche la conceria Contarini, in via della Madonnetta – secondo gli Appunti di don Moretti – e dalla metà dell’Ottocento era del tale Ferrari. Poi Contarini, che era ebreo, deve cederla alla Safrec, che lavora fino al 1962. La Safrec, secondo Renzo Pravisano, era gestita da tale Ferro, pure egli di fede ebraica. Gino Magro e Pietro Mencacci, con bottega di ferro battuto in via Montebello, secondo Mario Quargnolo e vari studiosi, erano allievi di Alberto Calligaris (Quargnolo p. 104). Ci sono poi i Molini Muzzati & Magistris di Viale Palmanova vicino al canale Ledra (1925-1930), abbattuti all’inizio del Terzo millennio per fare posto ad una sede dell’acquedotto (vedi fotografia degli anni ’40).


A queste imprese si può aggiungere, come ha rilevato Andrea Purinan, in Facebook il 3 maggio 2020, dopo aver letto l’articolo presente, la Vinicola Udinese della famiglia Marzano, nei cui stabilimenti di via Marsala fu allestito uno dei primi moderni sistemi industriali di imbottigliamento. I Marzano sono ricordati sul campanile della chiesa del Cristo con delle pietre scultoree, in quanto noti benefattori.

Mi piace infine raccontare la vicenda di Enrica Zuliani, fondatrice col marito della Lavanderia e Stireria Meccanica Friulana. Tale attività nasce nella zona meridionale della città di Udine il 25 aprile 1927. Enrica Zuliani, nata a Sant’Osvaldo, frazione di Udine il 14 marzo 1887, impianta la lavanderia al numero civico 9 di Via dell’Argilla, dove oggi c’è il supermercato Panorama. Il marito della prode Enrica è Beniamino Bertossi, nato a Udine, nella frazione di Lumignacco, il 3 luglio 1882.

Il toponimo di “Via dell’Argilla” deriva dai giacimenti di argilla visibili ed utilizzati dall’Impresa “Bortolo Capellari & C., fornace di Udine e Manzano”, sorta nel 1906 sulla spinta dell’impresario Leonardo Rizzani, come si legge nel volume Anelli-Monti e Anderloni, dello scrivente.

Nel 1937 il municipio cambia il nome a Via dell’Argilla, che diventa Via Ferdinando Urli, in onore del tenente morto nel 1916, secondo quanto riporta Giovanni Battista Della Porta.

Monsignor Aldo Moretti ha raccolto questi dati nel 1979 riguardo la fornace di “Bortolo Capellari & C.” con sedi a Udine sud e Manzano e di altre aziende del rione.

“Questa fornace, di proporzioni maggiori a quelle della fornace Franzolini, era sorta ancor prima di questa e fu più lungamente attiva, fino a non molti anni fa. Le campagne della nostra zona vennero largamente scoperte – e poi ricoperte – dello strato superiore di humus “il nembri” (tappeto erboso, in friulano), per prelevarvi sotto l’argilla. Sulla carta topografica della città del 1920 è segnata una viuzza, denominata “via dell’Argilla”, che a via Medici procede, da nord a sud, fino ad incontrare via della Madonetta. Ora ne esiste l’inizio, che si chiama via Gregorutti. Quella “de argile” era percorsa da cavalli spinti a mano a portare il materiale dagli “arzilârs” (i campi di estrazione) alla fornace. C’era anzi un tunnel per il quale i carrelli sottopassavano il viale Palmanova per andare a prelevare argilla nelle campagne a est, seguendo probabilmente un’altra stradella simile alla precedente, segnata anche essa sulle carte topografiche d’allora e detta la “strade dai Carlins”. Tale viuzza partiva da via Fornaci, ma aveva una laterale che proveniva appunto dal tunnel suddetto. La viuzza proseguiva per la campagna compresa tra le attuali vie Baldasseria Media e Bassa fin molto a sud. Mi pare ovvio che di tale stradella abbiano fatto uso tutte e due le fornaci.

La ciminiera che si ergeva presso l’attuale via Urli e l’osteria “Al Privilegio” (negli anni 1970-1975, osteria il Manderon) erano gli emblemi più appariscenti o almeno più osservati di quella attività, che dava sudato lavoro a tanti “fornasîrs” (fornaciai)”. Fin qui le ricerche di don Aldo Moretti.



Secondo le informazioni del signor Enrico Bertossi, discendente dei fondatori della lavanderia di Udine sud (vedi fotografia del 1927, sopra) la sede iniziale dell’attività era proprio in Via dell’Argilla. “Il libretto di lavoro di una storica operaia – ha detto Enrico Bertossi – la quale si chiamava Amabile Battel, che ha lavorato sin dai primi mesi di attività fino alla pensione, così come il figlio Pietro divenuto per parecchi decenni il capo fabbrica sino alla pensione, riporta nel 1929 il timbro con indicato l’indirizzo in: Via dell’Argilla n. 9”.

Ci sono altri dati? “Certo – ha aggiunto Enrico Bertossi – i libretti di lavoro datati 1933 e 1938 riportano curiosamente l’indirizzo già trasformato in Via Melegnano”.

Quella allora è una piccola zona industriale? “La zona del Gervasutta, dopo la stazione ferroviaria – ha spiegato Bertossi – è stata la vera prima zona industriale udinese a sud della città con la Safau (ora ABS), la Gervasoni, le Fonderie Fontanini, la stessa Lavanderia Meccanica Friulana (tutte e quattro in Zona Industriale Udinese) e la fabbrica di contatori Maddalena (a Povoletto) tuttora in attività e molte altre chiuse da tempo. La Lavanderia Meccanica Friulana verso la fine degli anni Trenta trasloca in via Bainsizza (ora via Sesto in Sylvis) in quelli che erano stati i Vivai Gasparini fino al 1984, anno del definitivo trasferimento in Zona Industriale Udinese, a Lauzacco”.


Libretto di lavoro di Amabile Battel, datato 1929 con sede in via dell' Argilla n. 9. Collez. Bertossi, Udine

Fonti orali

Si ringraziano le seguenti fonti orali per la collaborazione riservata.

Enrico Bertossi, Udine 1959, intervista telefonica del 21 aprile 2017 e messaggi e-mail del 20-23 aprile 2017.

Walter Grassi (Pontebba 1923-Udine 2016), ha vissuto a Udine sud, int. del 24 ottobre 2006.

Renzo Pravisano, Udine 1943, int. del 24 luglio 2020.

Collezioni private

Famiglia Enrico Bertossi, Udine, fotografie e documenti di lavoro.

Bibliografia

Baldasseria vista da Alfredo Orzan. Storia e cultura della periferia di Udine sud, a cura di E. Varutti, Udine, Associazione Insieme con Noi, 2014.

G.B. Bozzola, The Economy of Friuli: an Evolving System, Udine, Ente Friuli nel Mondo, 1998,

W. Grassi, Note varie su Udine sud, 24 ottobre 2006, ms, cc. 4. Coll. E. Varutti, Udine.

G.B. Della Porta, Toponomastica storica della città e del Comune di Udine, nuova edizione a cura di L. Sereni con note linguistiche di G. Frau, Udine, Società Filologica Friulana, 1991.

A. Moretti, “Attività economica dal primo anteguerra nel nostro rione”, Numero Unico per la sagra di Baldasseria, 1979.

D. Parmeggiani, Crescita e affermazione del sistema industriale, in L’economia del Friuli dalla depressione allo sviluppo. L’evoluzione di un secolo, Udine, Camera di commercio industria artigianato e agricoltura, 1996.

D. Pecile, Udine nella guerra di redenzione, Udine, Tip. - Lit. Passero 1919.

M. Quargnolo, Vecchia Udine, Società Veneta Editrice, Udine, 1982.

G. Valentinis, Guida delle industrie e del commercio del Friuli pubblicata sotto gli auspicii della Camera di commercio e dell’Associazione fra commercianti ed esercenti della città e provincia di Udine, Udine, Premiata Tipografia fratelli Tosolini, 1910.

G. Valentinis, La Provincia di Udine prima e dopo l’invasione, Udine, E. Passero di G. Chiesa, 1921.

E. Varutti, Anelli-Monti e Anderloni, Udine, Ribis, 1994.

E. Varutti, “Storia industriale del Friuli per immagini”, in C. Donazzolo Cristante e E. Bertaglia (catalogo a cura di), Dall’atelier alla fabbrica. Fotografie dell’industrializzazione in Friuli (1901- 1960), Udine, Galleria Tina Modotti, 9 luglio – 29 agosto 2010, 2010, pp 8-18.

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Informazioni sul libro di Orzan. “Baldasseria vista da Orzan. Storia e cultura della periferia di Udine sud”. Si intitola così la sua produzione culturale edita dalla Associazione Insieme con Noi, di cui è presidente Germano Vidussi. Per informazioni sul libro, rivolgersi alla Associazione Insieme con Noi. e-mail: insiemeconnoi@gmail.com

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Servizio redazionale di Elio Varutti. Attività di ricerca e di Networking a cura di Maria Iole Furlan, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Si ringrazia per alcune note il signor Bruzio Bisignano, di Udine. Fotografie di E. Varutti e da collezioni private.


Lavanderia Meccanica Friulana, operai al lavoro, anni '40. Collez. Bertossi, Udine

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