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Napoleone a Baldasseria nel 1807: “Rivedo volentieri Udine”

Aggiornamento: 16 ago 2020

Il periodo napoleonico per la periferia di Udine è “tristemente famoso per le razzie notturne compiute dai disertori francesi e dai renitenti friulani, alla macchia nelle boscaglie del Torre. Fortunatamente i più si limitavano a chiedere una scodella di latte e polenta e un giaciglio nella stalla, che in quei tempi non si negava a nessuno”, come ha riferito Alfredo Orzan a pag. 121 del suo libro. Nella fotografia qui sotto: Militari francesi di vari reparti alla Rievocazione storica di Palmanova, 7-8 settembre 2019, Palma alle armi, 1809 l’assedio. Riproduzione vietata.



Proprio nella zona periferica meridionale di Udine, nell’area di Baldasseria, in quel periodo, c’è una località con locanda e stallo per i cavalli, detta Piccola Parigi e chiamata, nel Settecento, Lisbona, in onore della capitale del Portogallo. La sera del 10 dicembre 1807 il portone della casa di via Lavariano, all’incrocio con via Baldasseria Bassa è varcato da Napoleone, proveniente da Palmanova mentre sta per recarsi in visita a Udine, come ha scritto Silvano Bertossi, nel 2007. All’interno nord del borgo, dove funzionava una stazione di posta e cambio cavalli, l’Imperatore è accolto con grandi onori dal podestà Rambaldo Antonini. Alcuni autori (Lucia Burello, Alfredo Orzan) hanno sostenuto che nel Settecento l’antico borgo Lisbona ospitasse un’istituzione religiosa con annesso chiostro. Il luogo poteva accogliere qualche pellegrino, viandante o mercante, dato che si trova sulla Via Iulia Augusta degli antichi Romani, che univa Aquileia al Norico (Austria). Poi c’è chi l’ha identificato come un possibile lazzaretto della Serenissima Repubblica di Venezia, come quello di San Gottardo, per le quarantene delle epidemie di peste. Che l’abitato sia settecentesco è dimostrato ancor oggi da un portone con la chiave d’arco datata 1717; tale portone, secondo gli autori sopracitati, era l’ingresso alle stalle della stazione di posta e cambio cavalli. I Casali di Baldasseria sono, infine, il sito della resa dei risorgimentali friulani nel 1848 difronte alle soverchianti forze austro-croate del generale Laval Nugent.

Come ha scritto Alfredo Orzan, nel 1992, nella carta topografica Le Frioul degli ingegneri Majeroni e Cappellaris, edita nel 1778, ed in quella della Provincia del Friuli di Giuseppe Malvolti, nel 1819, è segnata una località detta Lisbona, a nord-est di Cussignacco, in Baldasseria. Gli anziani del luogo, però, a metà del Novecento, non la ricordano. Secondo il Corgnali può darsi che questo nome derivi dall’insegna di un’osteria – o da quello primigenio della stazione di posta – a ricordo del catastrofico terremoto di Lisbona del 1775 (Orzan). In questa località, ora conosciuta come Piccola Parigi, oppure come Borgo Napoleone, la sera del 10 dicembre 1807 sosta per qualche ora Napoleone in persona, invitato dal podestà a visitare ufficialmente la città, allora facente parte del Regno Italico. Il terremoto di Lisbona è menzionato pure da Giacomo Casanova in un suo memoriale.

Così il diarista Carlo Caimo ne descrive la venuta. Il documento è custodito all’Archivio di Stato di Udine (ASUd). Nella trascrizione del manoscritto si conserva l’ortografia originale, con delle precisazioni fra parentesi riquadrate.

“La sera alle ore sette prope [circa] arrivò in Udine venendo da Palma [Palmanova] Sua Maestà l’Augusto Nostro Sovrano Napoleone, il grande e Re dei Francesi, in carrozza a otto cavalli con il Vice Re Principe Eugenio [de Beauharnais]. Un moro in serpa [a cassetta], al fianco della carrozza, alla drita con il Generale in Capo Baragliè [Baraguay d’Hillers - comandante del secondo corpo della Grande Armata in Friuli], alla sinistra un battistrada, vari soldati ussari a cavallo che precedevano la Maestà Sua e da 150 che il seguitavano. Aveva gran seguito di quatro carozze a sei cavalli, quatro a quatro, varie a due a due con persone del seguito: Principe Murat, Principe Beutiè [Berthier] e uno scudiero, Caprara, altro scudiero Frangipane [si tratta del conte Bernardo], un ciambellano, Generale Serpentiè [Charpenthier, Capo di Stato Maggiore], maresciallo Duroc, che arrivò la mattina tardi e prima di esso quatro cuocchi, due confeturien [confiturier, specialisti in marmellate e salse] due di credenza, Mastro di Camera, due camerieri, più servitori, diversi corrieri e guide, tutta gente della Corte di S.A.I.R. [Sua Altezza Imperiale e Reale] il Vice Re. Fu incontrata S.M. [Sua Maestrà] a Lisbona luogo di confine della Comune [fra Udine e Cussignacco] dal Signor Prefetto Somenzari, il quale fu prima ad incontrare S.M. al confine del Suo Dipartire [Dipartimento di Passariano] a Sacile con il conte Francesco di F. Mantica consigliero di Prefetura e, trovandosi con il Prefetto il Podestà della Comune Rambaldo Antonini con i Savii, si fermò la carozza”.

Va incontro a Napoleone il Podestà di Udine e, dopo i protocollari convenevoli, gli presenta le chiavi della città e gli rivolge un breve discorso di benvenuto, cui egli risponde: “Rivedo volentieri la città di Udine”. Ad attendere il Sovrano, che indossa l’uniforme di generale del genio, ci sono la banda, la guardia nazionale, comandata dal conte cavalier Antonino di Prampero, che gli rende gli onori militari, 52 carrozze di nobili e cittadini e moltissima folla. Tra questa, ovviamente, ci sono pure gli abitanti dei Casali di Baldasseria, per lo più villici anziani, donne e donzelle, che non distolgono lo sguardo dalle dame agghindate. I ragazzi osservano ammirati le statuarie guardie reali, i generali impennacchiati, i soldati nelle loro pittoresche uniformi e le evoluzioni degli ussari e dei corrieri tra uno scalpitio di cavalli, un baluginare di fregi e sciabole sguainate e i suoni della marziale marcia imperiale.

Ben alla larga se ne stanno i giovani e gli uomini adulti, poiché timorosi di qualche retata della circoscrizione militare obbligatoria per rimpinguare le dissanguate armate. Si nascondono i refrattari, i disertori annidati nelle vicine boscaglie e sono continuamente braccati dalla gendarmeria. Guglielmo Biasutti nel suo interessante opuscolo “Alcuni friulani soldati di Napoleone” nomina anche un certo “Zaninotti Vincenzo di Gio.Batta da Cussignacco: nove mesi soldato e quindici disertore vagante”. Costoro sono proprio estranei ai disegni di Madame Egalitè. ai giochi di potere e dinastici, come ha osservato Alfredo Orzan.

Non concepiscono il servizio militare come un dovere civico-patriottico, malgrado le esortazioni delle autorità civili e religiose. Semmai l’appello vien raccolto dai borghesi e dai nobili, per ideali del tempo, per prestigio di famiglia e per spirito di avventura. A parere di Orzan, per i contadini e artigiani friulani l’unico amor di patria è la “polenta”, considerata la miseria imperante.

Il venir strappati alla famiglia significa per loro andare incontro all’ignoto e alla morte. Per le famiglie che rimanevano senza braccia per il lavoro, c’era di nuovo la miseria. Se potevano evadere, se ne andavano a lavorare in Austria, Baviera, Boemia e Ungheria in attesa che il pericolo cessasse: essi aprono la via all’emigrazione di massa, che termina per i friulani appena negli anni Sessanta del Novecento. Vedi l’immagine di viale Palmanova, da dove transita il corteo imperiale francese nel 1807, per giungere in Porta Aquileia; fotografia di Leoleo Lulu, 2020.



Napoleone entra in città per la porta di borgo Aquileia tutta illuminata, con le truppe schierate ai lati del percorso, con il suono delle campane, le salve di cannone e le acclamazioni della folla. Come si legge nel Diario del Caimo, rischiarato a giorno anche il Castello da “3.400 e più scodelete di fûc [fuoco, friul.] paverineo, ciascheduna col struto che facea un assai bel vedere e questo con la direzione del Signor Antonio Cella destinato dal Podestà”. Sul palazzo comunale campeggia la scritta seguente:

NAPOLEONIS MAGNI IMP.P.FA - ITALIAE REGIS –

FAUSTISSIMO ADVENTU - UTINUM EXULTANS - P.C.

Sua Maestà, con l’aiutante di campo maresciallo Duroc, va a “smontare al suo Palazzo Reale destinato dal pubblico comitato delli nobili fratelli Ascanio e Alessandro Antonini in la piazzeta dell’Arcivescovado del tutto ben furnito e addobato con molta magnificenza”. Il Vice Re è ospitato a casa Belgrado dal conte Orazio e da Margherita sua moglie [donna famosa per bellezza, grazia femminile e cultura]. Il principe Murat va dal conte Ludovico di Valvasone; Berthier a casa Carati; il gran scudiero Caprara dal conte Pietro Mantica; il generale Charpenthier dal conte Mantica del Duomo; il resto del seguito nelle case Colloredo, Arcoloniani, Bresciani, Frangipane.

Dopo il suo arrivo S.M. pranza in compagnia di Murat e Alexandre Berthier. Su un’altra tavola sono sistemati gli invitati ed il seguito. Terminato il pranzo S.M. concede udienza alle autorità civili e religiose. Riceve il prefetto Somenzari, i vice prefetti di Cividale, Pordenone, Portogruaro e Tolmezzo, i consiglieri di prefettura, i membri della corte di giustizia, i giudici di pace; il Podestà, i savii, il Capitolo Metropolitano con il vicario capitolare Mattia Capellaris “il quale gli recitò un bell’uffizio”.

Infine si presentano l’intendente di finanza, il direttore del demanio e i membri della camera di commercio. La sera, accondiscendendo ai desideri del Podestà, Napoleone si reca a teatro [al teatro sociale] in compagnia del Vice Re e delle nobili famiglie “destinate al servizio per il suo cotegio [corteggio]” e assiste a una cantata della signora Migliovassi e di altre voci della compagnia di Pietro Graviglia, poi ad un’opera.

La mattina dopo, giorno undici, Napoleone si alza prestissimo. Impartisce ordini ai suoi generali, detta lettere e dispacci e spedisce corrieri a Milano e Parigi. Alle dodici si reca alla rivista della Divisione Broussier fuori di Porta Grazzano, alle Torrate. Quivi, tra l’aleggiare della marsigliese, conversa cameratescamente con i veterani e promuove di grado i più valorosi. Si sa che nello zaino di ogni soldato c’era sempre il bastone da maresciallo, oltre a due asciugamani, uno pel viso e l’altro per gli arti, secondo un’innovazione igienica di Napoleone stesso. Rientra alle quattro per il pranzo durante il quale la contessa Giulia di Brazzà gli presenta il fior fiore delle nobili dame cittadine, allora Napoleone esclama: ”Che bella assemblea!”. La sera, a teatro, si tiene una gran festa da ballo, ma S.M. vi si trattiene poco. Discorre brevemente con il Podestà e la contessa di Brazzà, fa un giro per la sala animata da 72 dame e poi si ritira.

Pur sensibile al fascino femminile, gli impegni politico-militari e i sogni di gloria non gli concedono troppo spazio alla mondanità. Il giorno dodici, alle ore sei, fra le truppe schierate, il rullare dei tamburi e i colpi di cannone, parte alla volta di Osoppo per ispezionare i lavori della fortezza. Quindi si dirige a S. Daniele. A Dignano, il Prefetto che è in attesa, lo accompagna fino a Sacile. Qui Sua Maestà si accomiata ed esprime la sua soddisfazione per la bella accoglienza ricevuta dagli udinesi, come ha scritto il maestro Orzan. Certo, ben 72 dame friulane e venete, accorse a vedere l’Imperatore dei francesi, restano con un palmo di naso. Evidentemente esse non facevano parte di cenacoli letterari come quello di Madame de Staël, scrittrice francese ostile a Napoleone, esiliata in Svizzera, che sapeva come stuzzicarlo a puntino.

Una lapide apposta a Palazzo Antonini-Belgrado, oggi in piazza del Patriarcato, ricorda il passaggio e la sosta per tre giorni di Napoleone a Udine, il 10 dicembre 1807, con al seguito, tra gli altri, il maresciallo Duroc, Giuseppe Bonaparte ed Eugenio de Beauharnais, viceré d’Italia. Nella fotografia qui sotto: il maestro Alfredo Orzan alla presentazione del suo libro nel 2015 nella scuola “E. Fermi”, assieme a Germano Vidussi, presidente dell’Associazione Insieme con Noi, al microfono Elio Varutti e don Tarcisio Bordignon, con gli occhiali, allora parroco di San Pio X.



Bibliografia e fonti archivistiche

Baldasseria vista da Alfredo Orzan. Storia e cultura della periferia di Udine sud, a cura di E. Varutti, Udine, Associazione Insieme con Noi, 2014.

Silvano Bertossi, “Quando Udine abbracciò Napoleone”, «L’Espresso», 10 dicembre 2007.

Guglielmo Biasutti, Alcuni friulani soldati di Napoleone, Udine, Arti grafiche friulane, 1968.

Lucia Burello, “La Porta da valorizzare”, «Messaggero Veneto», 15 febbraio 2013.

Carlo Caimo, “Austriaci e Francesi in Friuli. Morte della Repubblica di Venezia”, trascrizione di Laura Cerno, «Sot la nape», XLIX, 3, Setembar 1997, pp. 7-18. L’originale del Diario del Caimo sta in ASUd.

Giacomo Casanova, La mia fuga dai Piombi di Venezia (I edizione: Venezia 1788), Firenze, Salani, 1923.

“Madame De Stael”, in André Lagarde, Laurent Michard, XIXe Siècle. Les grands auteurs français du programme, vol. V, Paris, Bordas, 1965.

P. Foramitti, “Nuovi documenti sul ‘Manifesto di Palmanova’ del 1797”, «Memorie Storiche Forogiuliesi», LXXXII, 2003, pp. 125-135.

Baldasseria vista da Alfredo Orzan. Storia e cultura della periferia di Udine sud, a cura di E. Varutti, Udine, Associazione Insieme con Noi, 2014.

Roberto Tirelli, Gianni Fratte (a cura di), Il Palazzo Antonini-Belgrado sede della Provincia di Udine, Udine, Arti Grafiche Friulane, 1992.

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Ringraziamenti

Per la cortese concessione alla diffusione e pubblicazione, ringrazio gli operatori del Comune di Palmanova e, in particolare, la professoressa Adriana Danielis, vicesindaco. Palma alle armi, 1809 l’assedio. Rievocazione storica del 6-7 settembre 2019. Autorizzazione alla pubblicazione del 2.12.2019 del Comune di Palmanova (UD). Riproduzione vietata. Grazie a Lucia Burello, Leoleo Lulu, Clelia Savino, Germano Vidussi e all'Associazione Insieme con Noi, di Udine.

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Informazioni sul libro di Orzan. “Baldasseria vista da Orzan. Storia e cultura della periferia di Udine sud”. Si intitola così la sua produzione culturale edita dalla Associazione Insieme con Noi, di cui è presidente Germano Vidussi. Per informazioni sul libro, rivolgersi alla Associazione Insieme con Noi. e-mail: insiemeconnoi@gmail.com

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Servizio giornalistico di Elio Varutti. Attività di ricerca e di Networking a cura di Maria Iole Furlan, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Fotografie di Leoleo Lulu, E. Varutti, da collezioni pubbliche e private.

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