UN’EPOPEA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE - LE AUSILIARIE ITALIANE
- evarutti

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Il 6 dicembre 2025 sono stati proclamati i vincitori del Premio Firenze 2025 con varie autorità locali tra cui il sindaco, Sara Funaro. Tra i premiati c'è Laura Brussi, per il suo libro intitolato “Ausiliarie Storie di valore umano e civile all’alba della nuova coscienza femminile. Donne civili e militari nella Repubblica Sociale Italiana (1943-1947)”, edito a Udine da Aviani & Aviani Editori nel 2025. In merito a tale prestigioso avvenimento abbiamo ricevuto e pubblichiamo un commento della stessa Laura Brussi Montani (a cura di Elio Varutti)
UN’EPOPEA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE - LE AUSILIARIE ITALIANE. RIFLESSIONI INNOVATIVE EMERGENTI DAL XLII PREMIO FIRENZE - EUROPA (DICEMBRE 2025)
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Il Premio “Firenze - Europa” fondato negli anni Settanta durante una stagione etico - politica di oggettive difficoltà, ha assunto un ruolo di alto riferimento nella vita culturale del capoluogo toscano, anche alla luce della sua prestigiosa celebrazione in Palazzo Vecchio, nel grande Salone dei Cinquecento, con l’attiva partecipazione del Sindaco: nel 2025, in persona della nuova prima cittadina di Firenze, Dott.ssa Sara Funaro, assai attenta alle esigenze di una cultura intesa non certo come orpello sia pure significativo, ma come momento di viva partecipazione morale.
La predetta edizione, pervenuta alla XLII vernice, ha visto la partecipazione di 469 opere, con priorità per quelle letterarie e poetiche, e con importanti estensioni ad altre discipline, quali pittura, scultura e fotografia, nel quadro di interessi culturali ad ampio spettro. In questo ambito, una citazione d’eccellenza compete ai contributi più specificamente storiografici, con riferimento prioritario a quelli concernenti le complesse vicende del Novecento e delle sue guerre, senza escludere le forti contrapposizioni ideologiche cui sono state improntate diverse stagioni successive ad entrambi i conflitti mondiali, ed in particolare, a quello degli anni Quaranta.
Grazie al Premio, un’attenzione di notevole spessore umano è stata attirata su vicende precedentemente accantonate, come quella delle Ausiliarie italiane impegnate nella Seconda Guerra mondiale, alla luce di nuovi contributi storiografici ragguardevoli, anche per essere finalmente lontani da pregiudiziali di parte. In precedenza, questa storia era stata oggetto di qualche testo a carattere agiografico, e più recentemente, di altri testi improntati ad un aspro negazionismo dei Valori che avevano costituito l’essenza e la natura del Servizio Ausiliario Femminile, e delle altre formazioni ad esso contigue (Marina Militare Repubblicana, Decima Flottiglia MAS, Aviazione Nazionale Repubblicana, e via dicendo). In tale quadro di riferimento, la disponibilità di nuove opere improntate a giudizi scevri da pregiudiziali ormai anacronistiche diventa, a più forte motivo, occasione di valutazioni più attente e positive, con un giudizio sostanzialmente definitivo, e necessariamente equilibrato.

Alla stregua di quanto evidenziato nella storiografia oggetto del Premio Firenze - Europa 2025, il Corpo Ausiliario (come è stato posto in luce nelle prolusioni alla consegna pronunziate dal Presidente, On. Marco Cellai, e da quello della Giuria, Dr. Enrico Nistri), espresse un fenomeno di autentica avanguardia, illustrando con atti di effettivo eroismo una “scelta pericolosa e drammatica” ma nello stesso tempo, improntata alla fedeltà nei confronti delle nobili tradizioni familiari e cittadine, ed in quelli dell’educazione impartita durante una stagione oggettivamente irripetibile.
Accanto alla storia del Corpo, compresa quella delle origini, e senza escludere le sue proiezioni di medio e lungo termine, nell’opera dedicata alle Ausiliarie, che è stata oggetto del Premio Speciale del Presidente, sono state ricordate alcune loro vicende specifiche, occorse nell’ambito di un assoluto Volontariato, a differenza di quanto accaduto in altri Stati belligeranti. Ciò, con particolare riguardo a quelle insignite delle tre Medaglie d’Oro (Franca Barbier, Maria Garzena, Angelina Milazzo) e di altre decorazioni al Valore (tutte ingiustamente revocate durante gli anni del dopoguerra) in memoria di una vera e propria epopea. Considerazioni analoghe valgono per l’impegno femminile nel dopoguerra, come quello delle donne operanti nel Movimento Italiano “Fede e Famiglia” per non dire delle Ausiliarie che continuarono ad onorare il Ricordo della propria scelta di vita.
Nel quadro di una corretta informazione va aggiunto che l’appartenenza alla RSI non costituiva un requisito d’obbligo, tanto che non poche Ausiliarie accorsero all’arruolamento senz’altro “input” all’infuori di quello - esclusivamente etico - di agire per il bene di una Patria ferita dal tradimento, ed a più forte ragione amata. In altri termini, le pregiudiziali politiche non ebbero il sopravvento, restando subordinate, in ogni caso, a valutazioni morali prioritarie, o più semplicemente, ad un amore patrio che prescindeva da specifici riferimenti partitici. Da questo punto di vista, la storia delle Ausiliarie italiane impegnate nella Seconda Guerra mondiale costituisce un autentico quid novi.
Ad un ottantennio dai fatti, e dall’estremo sacrificio compiuto da parecchie centinaia di donne in forte maggioranza giovani, e protrattosi ben oltre la fine del conflitto bellico, è stato certamente giusto e condivisibile averne proposto la storia in ossequio all’antica norma secondo cui è necessario essere fedeli alla verità prescindendo da ogni valutazione di parte. Ciò, tanto più che quasi tutte le protagoniste superstiti sono “andate avanti” rendendo indispensabile un “giudizio immune da pregiudiziali antistoriche” nel quadro di un’informazione esauriente, e soprattutto, conforme alla correttezza etica ed all’effettiva realtà degli eventi di cui le Ausiliarie del SAF e degli altri Corpi speciali militarizzati furono riconosciute protagoniste.
In tal senso, l’attenzione rivolta al mondo delle Ausiliarie e della nuova coscienza femminile, con un momento di grande e meritoria visibilità proprio nel XLII Premio “Firenze - Europa”, ha colmato una lacuna ragguardevole, se non altro nel vincolo a doverosi parametri oggettivi, come conviene per un’attività come quella in questione, svolta da tante donne “patriottiche” a titolo di Volontariato - giova ribadirlo - nel solo ed esclusivo impegno di fedeltà all’Italia ferita e sofferente, e senz’altro compenso se non la certezza di avere effettuato una scelta conforme al messaggio della mente ed all’imperativo del cuore.
Il riconoscimento riveniente dall’attribuzione del predetto Premio anche ad un Ricordo corretto e consapevole delle Ausiliarie italiane, trascende ogni limite di spazio e di tempo, perché conferisce alla giusta reminiscenza di un momento storico troppo spesso disatteso la dignità di una memoria non effimera, e soprattutto dell’eroica scelta di tante donne dal “nobile sentire e forte agire” che anteposero all’attendismo di comodo un forte impegno di ethos.
Nel corso della Grande Guerra (1915-1918) l’impegno femminile era già stato ragguardevole: ad esempio, con l’eroismo di quelle celebri “portatrici” della Carnia che rifornivano di armi e di viveri le forze combattenti dislocate nelle più impervie roccaforti di montagna, per non dire del cospicuo impegno infermieristico di tante Volontarie, ma si era trattato di apporti collaterali, a carattere non militare. Al contrario, nella Seconda Guerra mondiale si sarebbe registrato un vero e proprio salto di qualità, con l’impegno ufficiale al femminile in formazioni combattenti od in quelle di supporto alle forze in campo, imitato in misura funzionalmente riduttiva ma quantitativamente rilevante anche da parte degli Alleati, durante la loro lenta avanzata in territorio italiano.
Il Premio Firenze - Europa ha confermato ancora una volta di essere pervenuto ad un notevole grado di indipendenza e di ossequio alla verità storica, diventando un paradigma di riferimento per altre iniziative culturali, e più specificamente storiografiche; nello stesso tempo, prescindendo dalle suggestioni di talune vulgate tuttora pervicaci, e promuovendo al massimo grado l’esaltazione dei Valori “non negoziabili” ben oltre ogni riferimento personale, e “passerelle” necessariamente transeunti. Anche da questo punto di vista, il carattere etico del Premio ha inteso valorizzare in primo luogo l’opera delle Ausiliarie ed i suoi contenuti “lato sensu” spirituali, assumendo una dimensione davvero prescrittiva, e costituendo un patrimonio di Valori perenni destinati a copiosi frutti positivi.
(Laura Brussi Montani)




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