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Dall’epidemia di colera alla nascita della sagra di Baldasseria, Udine

Aggiornamento: 16 ago 2020

È successo in Friuli. Da un ex voto popolare per l’essere usciti dall’epidemia di colera a Udine è nata, nei riti successivi, la sagra di Baldasseria, oggi nella parrocchia di San Pio X.


La sagra di Baldasseria nel 1976. Foto collezione Germano Vidussi


Sagra deriva da “sacrum”, come ha ricordato don Maurizio Michelutti, parroco di S. Pio X dal 2019. Mai come nella storia della sagra di Baldasseria è così stretto il legame della festa con la sacralità. Il parroco e il lettore mi perdoneranno il paragone ardito, ma pure il grande sociologo tedesco Jürgen Habermas ha affrontato la necessità di definire la problematica del sacro nel quadro dell’agire comunicativo. Allora andiamo un po’ indietro nel tempo. Nel Quattrocento un certo Baldasso, trasferitosi da Fanna, presso Pordenone, è proprietario di terreni “incolti e aridi” a Udine, fuori Porta Aquileia. Nel secolo seguente i suoi discendenti si riuniscono nella “vicinìa”, una sorta di consiglio di zona. Sono detti i “Baldassi” e quei terreni sono definiti “Baldasseria”, secondo Giovanni Battista Della Porta. Nel 1831 è eretta la chiesa di Santa Maria degli Angeli, con un’antica ancona proveniente da un capitello seicentesco sito sulla strada ancor oggi definita via della Madonnetta, come ha scritto Franco Sguerzi.

A causa del colera, il 1° agosto 1855 cessa di vivere una bimba di cinque anni. Si chiama Luigia Pravisan, figlia di Pietro, agricoltore, della Parrocchia della Beata Vergine del Carmine, precisamente del “Suburbio di Aquileia”, come era chiamata la zona esterna a Porta Aquileia, sino ai “Cjasâi di Baldassarie” (Casali di Baldasseria), come si vede nelle anagrafi municipali dell’Archivio di Sato di Udine (Asud), busta 7. Nel 1867, un anno dopo l’annessione di gran parte del Friuli al Regno d’Italia, gli abitanti dei Casali di Baldasseria sono 576 per 135 nuclei familiari, secondo l’Archivio parrocchiale del Carmine.



Nel 1873 c’è un’altra epidemia di colera, cui si aggiunge il vaiolo, che uccide Beniamina Franzolini (Asud). Appena il pericolo passa, gli abitanti di Baldasseria fanno voto alla Madonna per recitare ogni anno il Rosario nei giorni prima della festa dell’Assunzione e versando un obolo alla chiesa di Santa Maria degli Angeli. Il documento, custodito all’interno della chiesa (vedi foto sopra), viene sottoscritto da 60 persone circa, come ad esempio i Carlini, Franzolini, Marchiol, Plaino, Rizzi e i Vidussi. Così tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento si snoda tale appuntamento religioso, cui si associa, secondo la tradizione delle sagre friulane, pure un momento di festa, di fraternità e di convivio, mangiando qualcosa insieme (il ghiringhel). A tal proposito si può leggere sullo “Strolic” della Società Filologica Friulana, che il 21 agosto 1927 si tiene “tai cjasâi la fieste de Madone in Baldassarie” (nei casali la festa della Madonna di Baldasseria). L’appuntamento di culto è registrato anche negli anni 1928 e 1929 sullo Strolic. Cambia dizione nel 1930, quando è annunciato che il 17 agosto si tiene in “Baldassarie la Fieste de Madone dai Agnui” (Madonna degli Angeli). In tal modo la sagra di Baldasseria trova la sua collocazione istituzionale nella rivista ufficiale della Società Filologica Friulana.

Il parroco del Carmine, in quegli anni, è mons. Ermenegildo Querini, officiante in Baldasseria dal 1897 al 1945, come ha scritto Franco Sguerzi. La Festa della Madre di Dio, Regina degli Angeli, del 22 agosto, nel calendario liturgico conclude l’ottavario dell’Assunta (la Madone di Avost, la Madonna di Agosto). Ci sono le cerimonie religiose, con preghiere per otto giorni, prima della Seconda guerra mondiale, poi ridotti a tre. Nei pomeriggi i vesperi e i panegirici dei sacerdoti, tra i quali pure quello di un prete ospite. Poi c’è la sagra con le gare podistiche, le corse degli asini, dei sacchi, delle rane o la sfida dell’anguria.

Dopo il 1945, a Udine ci sono i soldati angloamericani con le orchestrine, col loro swing, il Boogie Woogie che fa impazzire di gioia molte ragazze friulane e pure qualche mamma. Nel 1955, scrive Sguerzi, la sagra fa registrare troppi balli, organizzati da “noti elementi estremisti” di Baldasseria Bassa. Allora don Querini fa comprare una statua della Madonna portatile per tenere una processione in contrasto con i frenetici balli. Negli anni 1960-1970 la giornata della riparazione si concludeva con la grande processione con carro addobbato con le bambine in abito bianco della prima comunione e un raggiante don Adelindo Fachin, parroco dal 1958, quando nasce la parrocchia di S. Pio X, per distacco dal Carmine. Poi tutti in processione con le lanterne “aux flambeaux” con don Tarcisio Bordingon, parroco dal 1966 al 2014.

Sin dagli anni ’50 i festeggiamenti di Baldasseria uniscono l’aspetto religioso a quello profano della festa rionale, con qualche divertimento. Si rende così necessaria la costituzione di un Comitato incaricato della preparazione e della gestione delle manifestazioni agostane, compresa la scelta del sito dei festeggiamenti. L’organismo, formato dalle famiglie della parrocchia e dal parroco, si occupa della manutenzione della chiesa. Quando arriva don Adelindo (1922-1966) piazza una grande croce dove i ragazzi giocavano a pallone e fa cingere l’area, dicendo che lì sarebbe sorta la nuova chiesa parrocchiale. “E noi dove giocheremo a pallone? ci domandavamo disperati guardando di storto don Adelindo” – così mi ha raccontato Bruno Perisutti, esule da Zara. Quel prete “cu la gabane dute sporcje di cjalcine” (con la tonaca sporca di calce) ha cambiato il mondo di Baldasseria. Con le sue mani ha tirato su la Cappella di S. Pio X nel 1958. Si può ben dire che se l’è costruita don Adelindo con i mattoni recuperati dalle case diroccate dai bombardamenti anglo-americani di Via Bertaldia, su progetto dell’architetto Giacomo Della Mea (1907-1968). I mattoni ancora interi venivano ripuliti della vecchia malta uno ad uno, facendo attenzione a non romperli. I muratori erano i ragazzi di don Emilio De Roia, coadiuvati dal fratello di lui Nino De Roia. Faceva pena e allo stesso tempo tanto orgoglio don Adelindo, alto e grosso, con le mani tra i mattoni riciclati. Se li scaricava lui dai carri dei contadini sulla carriola. Allora le donne della neonata parrocchia scendevano in strada e andavano ad aiutare quel caparbio di un prete con la tonaca nera tutta sgualcita, impolverata e sporca di calce. Essere un modello di vita e di impegno spirituale era normale per don Adelindo. Lo dimostrava in ogni occasione pure con una carriola piena di conci edilizi. È per tale motivo che la gente lo amava ancor più intensamente.

Con 1975 gli utili della sagra vengono ripartiti in tre parti uguali: la prima per la chiesa, la seconda per le attrezzature e la terza per gli imprevisti. In quel tempo si faceva il palo della cuccagna con ricchi premi (vedi foto del 1978, sotto).



Oltre al periodico parrocchiale “L’Antenna”, nel 1977, si decide di stampare un Numero Unico per la sagra ad opera di mons. Aldo Moretti, che aveva il pallino della comunicazione. Sin dai primi numeri ci sono interessanti articoli di storia del rione di Arduino Cremonesi, Aldo Cettul, Pio Bellina, Aldo Candussio e Alfredo Orzan. Nel 1981 la festa viene trasferita dall’area vicino alla chiesa di Baldasseria al piazzale antistante la nuova chiesa di S. Pio X e vengono unificati i festeggiamenti della parrocchia (S. Pio X il 21 agosto) e della filiale (Assunta, 22 agosto). Col 1994 il Numero Unico reca l’intestazione “Baldasseria Festa Insieme”, mantenuta anche nel 2015-2018 con don Paolo Scapin, parroco, che lancia anche l’idea di partecipare alla Giornata della Memoria (27 gennaio, Shoah) e al Giorno del Ricordo (10 febbraio, esuli giuliano dalmati) con riferimenti e ricerche nel quartiere.

Messaggi dal web

Carmine Di Florio, il 28 aprile 2020, dopo aver letto l’articolo presente, ha scritto in Facebook: “Chissà se esistono fotografie di quando ci ho suonato prima col mio primo complesso (Gli Iper) nel 1978, e l'anno dopo col gruppo di ragazzi 3G della parrocchia di S.Pio X”.

Cenni bibliografici e archivistici

- Archivio della Parrocchia della Beata Vergine del Carmine, Udine, Libri parrocchiali 1867, 1873, ms.

- Archivio della Parrocchia di San Pio X, Udine, Libri parrocchiali, 1958-2018, ms e stampati.

- Archivio di Sato di Udine (ASUd), Anagrafi municipali di Udine, 1855, busta 7, ms.

- Chiesa di Santa Maria degli Angeli, Baldasseria, Udine, Ex voto. Ad perpetuam rei Memoriam, agosto 1873, ms.

- Giovanni Battista Della Porta, Toponomastica storica della città e del Comune di Udine, Nuova edizione a cura di Leila Sereni con note linguistiche di Giovani Frau, Udine, Società Filologia Friulana, 1991.

- Jürgen Habermas, Teoria dell'agire comunicativo: II Critica della ragione funzionalistica, Bologna, Il Mulino, 2017.

- Franco Sguerzi, La chiesa di Santa Maria degli Angeli in Baldasseria Media, Udine, Parrocchia di S. Pio X, 1999.

- Strolic, 1927-1930, Udine, Società Filologia Friulana.



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Servizio giornalistico di Elio Varutti. Ricerche e Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti. Contributo di Carmine Di Florio. Fotografie di Elio Varutti e, per le immagini del 1976 e 1978, dalla collezione di Germano Vidussi, che si ringrazia per la pubblicazione. Qui sopra: La Chiesa di Baldasseria in una foto del 2018, in occasione di Simposio musivo internazionale. Foto E. Varutti.

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