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Immagine del redattoreevarutti

Caterina Magyar da Fiume al Campo profughi di Laterina, poi in Australia, 1948

Perché scappare dalla Jugoslavia nel 1948? Caterina ha le idee chiare. “La richiedente dichiara che, pur essendo di etnia ungherese per le sue origini e per il sentimento nazionale ungherese scelse l’Italia perché quella era l’unica via possibile per lasciare il Paese”. (“Applicant declares that although she is of Hungarian ethn. origin and of Hungarian national feelings she opted for Italy because that was the only way only possibility for leaving the country”). Si leggono queste parole nel Questionnaire firmato dal funzionario dell’Ufficio IRO per l’emigrazione, un certo Jankovich (nome slavo), che nel documento ha una particolare ritrosia a scrivere la parola “Italy”. Si ricorda che l’Organizzazione Internazionale per i Rifugiati (International Refugee Organization = IRO) era un’organizzazione intergovernativa fondata il 20 aprile 1946 per affrontare l’enorme problema dei rifugiati, creato dalla seconda guerra mondiale, desiderosi di emigrare nei Paesi d’Oltre oceano.


Domanda di assistenza IRO per emigrare in Australia di Caterina Magyar del 31 agosto 1949, con il modulo del Comitato provinciale di Arezzo dell’Associazione Nazionale per la Venezia Giulia e Zara (ANVGZ), particolare. Archivi di Arolsen

“Eh, i fiumani per l’Italia e pel mondo xe stadi sbalotadi”, diceva Miranda Brussich, esule di Fiume a Belluno, Forlì, Modena e Ferrara (“sbalotadi” = sospinti; Samani 1978).

Caterina Magyar vedova Krulcich, figlia di Giovanni e di Caterina Korman, nacque nell’Impero Austro-ungarico a Dolja Lendava il 14 aprile 1907, oggi Slovenia, al confine con l’Ungheria. A metà degli anni Venti si innamorò di Arturo Krulcich, invalido della Grande guerra postino delle poste centrali di Fiume, che era nel Regno d’Italia. L’impiegato IRO Jankovich scrisse sempre: “Fiume, VG Territory”, ovvero: “Fiume, Territorio della Venezia Giulia”. Proprio a Fiume, in Italia, nacquero i loro cinque figli. Chissà come mai il termine “Italia” è così raro nel documento IRO, firmato da Jankovich? Anzi c’è pure qualche bugia. La figlia primogenita dei coniugi Krulcich di nome Marta, nacque e fu battezzata nel 1927 a Fiume (Regno d’Italia, ribadiamo), eppure l’impiegato scrisse che era: “croata”. Era operaia al silurificio Whitehead, fabbrica rinominata Torpedo, sotto Tito. Come mai opta per l’Italia pure lei? “Perché non voleva vivere sotto un regime comunista” (“Because she did not want to live a comun. regime”).

A Fiume, città italiana dal 1924, i Krulcich, trasferitisi, risiedettero in via Segantini 6, col certificato di matrimonio del 18 aprile 1929. Pur essendo grande invalido di guerra dell’Imperial Regio esercito, il postino Arturo Krulcich si diede da fare con sua moglie, che gli diede così cinque figli, vivendo felici nella città del Quarnaro fino all’arrivo dei titini nel 1945. Sua moglie Caterina, in possesso del certificato della classe quarta elementare delle scuole ungheresi, dichiarò al funzionario dell’IRO che il marito Arturo “fosse di origine etnica croata e di sentimenti nazionali croati”. Arturo morì sotto Tito, nel 1947, all’ospedale psichiatrico di Moslavina-Slavonia, in Jugoslavia. Come mai non fu ricoverato all’ospedale di Fiume, o in quello vicino di Abbazia, invece di finire in un manicomio a 160 chilometri di distanza, presso Zagabria? Vien da pensare che il manicomio di Moslavina fosse un gulag titino comunista come quello di Škofja Loka, ben documentato dagli storici (Pupo R 2022 : 218), dove rinchiudere indomabili nemici del popolo, aspettando che, fra stenti e maltrattamenti, tirassero il calzino.

Continua così il rapporto dell’IRO: “La ricorrente ed anche i suoi figli sono ottimi cattolici e frequentavano la chiesa di Fiume cantando nel coro. Pertanto i suoi figli hanno subito lesioni da parte della gioventù comunista. La richiedente ha lasciato il paese perché non poteva sopportare un regime comunista che equivale alla peggiore schiavitù”. (“Applicant and also her children are a very good catholic and frequented the church at Fiume singing in the choir. Therefore her children suffered an injuries by the communist.youth. Applicant left the country because she couldn’t to endure a communistic regime which is equal on the worst slavery”).

Caterina Magyar e i suoi cinque figli, con i documenti delle autorità jugoslave, abbandonarono Fiume il 26 agosto 1948. Molto probabilmente viaggiarono in treno per Trieste, che era Territorio Libero amministrato dagli angloamericani fino al 1954. Di lì furono inviati al Centro smistamento profughi di Udine, da dove in treno raggiunsero il Centro raccolta profughi di Laterina, aperto da pochi giorni secondo il Ministero dell’Interno, ma in effetti attivo per i profughi dal 1946. Dai documenti degli Archivi di Arolsen risulta un loro passaggio, il 16 gennaio 1950, pure al Centro raccolta profughi di Cinecittà a Roma, evidentemente prima di partire per l’Australia.


Luoghi di residenza di Caterina Magyar vedova Krulcich sulla Domanda IRO di emigrazione. Si noti “Laterina Camp”, particolare. Archivi di Arolsen

Trovandosi al Centro raccolta profughi di Laterina (AR), Caterina Magyar il 31 agosto 1949, con il modulo del Comitato provinciale di Arezzo dell’Associazione Nazionale per la Venezia Giulia e Zara (ANVGZ), effettuò la domanda di emigrazione per l’Australia all’Ufficio IRO. La richiesta fu accettata con partenza da “un porto tedesco”, probabilmente Bremerhaven, tranne che per il figlio Giovanni, nato a Fiume nel 1929, secondo l’idoneità all’assunzione Ufficiale IRO missione italiana (documento n. 80420848, Arolsen Archives). La firma del presidente dell’ANVGDZ pare sia di “E. Vizich”. ANVGZ è il primitivo nome dell’associazionismo giuliano dalmata, divenuto poi Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD).

Caterina Magyar vedova Krulcich ed i suoi quattro dei cinque figli, tutti nati a Fiume (Marta 1927, Violetta 1934, Leopoldo 1936 e Lucia 1938) risultano pure nell’Elenco alfabetico profughi giuliani, del Comune di Laterina (AR). Il fascicolo della loro pratica è n. 1.393. Lei, però, è segnata così: “Majar Caterina”. Manca nello stesso elenco il figlio maggiore Giovanni, nato a Fiume nel 1929, “operaio elettro-meccanico”. Tra l’altro, non si sa come mai proprio lui giovane Giovanni Krulcich, citato nella domanda all’IRO, essendo operaio specializzato e in età di naja, fu lasciato uscire dalla Federativa Repubblica Popolare di Jugoslavia come se niente fosse. Nel dopoguerra ogni giovane sotto leva militare anche nei territori appena annessi (Istria, Fiume e Zara) veniva subito precettato in caserma per svariati mesi e debitamente indottrinato con tanto di titovka (berrettino) e stella rossa, come raccontò Silvio Cattalini.

Molti sono gli italiani fuggiti da Fiume, dopo l’invasione jugoslava del 3 maggio 1945. Sono circa 54 mila i fiumani in uscita, su 60 mila abitanti, stando ai dati ministeriali delle “Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica”. I fiumani sono stati sparsi per il mondo. A tal proposito ringrazio il signor Cheryl Crulci, che mi ha scritto dal Sudafrica (email del 28.07.2024), appassionato lettore dei blog dell’ANVGD di Udine e alla ricerca dei suoi antenati di Fiume "rifugiati in Svezia, prima di emigrare in Sudafrica nel 1954".

Ho letto che una negoziante di Fiume, nel 1889, era Crulcich Annunziata: spaccio di vini, in via San Michele n. 74 (Superina M 2020 : 19). Da ultimo si ricorda che un nucleo familiare del tale Giovanni Crulcich, nato a Fiume nel 1940, in base al sito web di myheritage.it è segnato a San Paolo del Brasile.


Immagine dell’Opera Nazionale Balilla. Secondo Massimo Superina dalla metà degli anni ’30 a Fiume l’ONB aveva sede in via Segantini a Fiume, cioè vicino alla famiglia Krulcich. Collezione privata

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Fonti orali - Miranda Brussich vedova Conighi (Pola 11 agosto 1919 – Ferrara 26 dicembre 2013), int. dell’A. del 21 agosto 2013 a Ferrara, in presenza della figlia Daniela Conighi.

- Silvio Cattalini (Zara 1927 – Udine 2017), int. del 10 febbraio 2016 a cura dell’A.

Bibliografia e cenni archivistici

– Arolsen Archives, Archiv zu den Opfern und Überlebenden des Nationalsozialismus, Bad Arolsen, Deutschland, Personal file of Magyar, Caterina, born on 16-Apr-1907, born in Donja Lendava and of further persons. Doc ID 80420841.

– Raoul Pupo, Trieste ’45. Dalla risiera alla foibe (prima edizione: Bari-Roma 2010), Milano, Laterza, Corriere della Sera, 2022.

- Salvatore Samani, Dizionario del dialetto fiumano, Associazione studi sul dialetto di Fiume, Venezia-Roma, 1978.

– Massimo Superina, Fiume a lavoro. Industrie, negozi e mestieri  tra Ottocento e 1946, Formato PDF, 2020.

– E. Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro raccolta profughi Giuliano Dalmati di Laterina 1946-1963, Aska edizioni, Firenze, 2021. In formato e-book e Kindle dal 2022. Seconda edizione cartacea dal 2023.

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Archivi consultati – Si ringraziano la direzione e gli operatori degli archivi di Bad Arolsen (Germania), oltre a quelli del Comune di Laterina Pergine Valdarno (AR). I materiali di quest’ultimo archivio sono stati raccolti da Claudio Ausilio, dell’ANVGD di Arezzo: – Elenco alfabetico profughi giuliani, Archivio del Comune di Laterina, 1949-1961.

Progetto di Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking a cura Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Sergio Satti, Franco Fornasaro e Annalisa Vucusa (ANVGD Udine), Claudio Ausilio (ANVGD Arezzo), Marco Birin e i professori Enrico Modotti e Elisabetta Marioni. Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Copertina: Domanda IRO di emigrazione di Caterina Krulcich datata 23 novembre 1949. Idonea ad emigrare il 7 gennaio 1950. Archivi di Arolsen. Adesioni al progetto: ANVGD di Arezzo e Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine. Fotografie degli Archivi di Arolsen. Indagini nell’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/

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