Quelli della Venezia Giulia ne hanno passate di tutti i colori dopo l’esodo giuliano dalmata. Grazie al ricordo di Giovanni Nocentini, un novantenne laterinese, viene a galla uno screzio tra profughi e abitanti di Laterina (AR) che poteva finire veramente male. In questo borgo medievale del Valdarno funzionò un Centro raccolta profughi (Crp) dal 1948 al 1963, da dove transitarono oltre 10mila italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia, dal 1948 al 1963, in fuga dalle violenze titine, assieme ad altri sfollati dal Dodecaneso, dalla Libia e dalla Tunisia. Lo testimoniano le numerose fonti raccolte da Claudio Ausilio sul Crp stesso. Vedi gli articoli di Glenda Venturini nel sito web di valdarnopost.it e quelli successivi. Negli anni ’50 il Crp, situato nella piana, arriva ad ospitare oltre 3mila persone, tanti quanti sono gli abitanti del centro arroccato aretino. In parentesi riquadrate ci sono alcune precisazioni della redazione.
“Erano dovute a motivi politici le scaramucce fra profughi della Venezia Giulia e certi abitanti di Laterina – ha detto Giovanni Nocentini – per i comunisti laterinesi degli anni ‘50 chi non era comunista, allora era un fascista, oltre alla politica c’entrava l’ebrezza del vino, la temperatura saliva poi nelle occasioni di ballo, in quel tempo c’erano sale da ballo in ogni dove, così succede che tra un profugo e un laterinese volano parole grosse, dandosi appuntamento all’esterno per regolare i conti [Secondo Claudio Ausilio nel periodo 1948-1960 era un bar, di proprietà di privati, con annesso all’aperto lo spazio per ballare, a ridosso delle mura]. Anch’io vado fuori dalla sala e vedo la zuffa. Il toscano si getta sul profugo per picchiarlo, ma lui agile e snello lo schiva, facendolo rovinare a terra. Allora altri toscani prendono il profugo per le mani e per i piedi con l’intenzione di gettarlo dalle mura, ma per fortuna interviene un vecchio comunista, gridando di non farlo. I quattro giovani così lo lasciano e il profugo non vola dalle mura ripide. Poi il clima si stempera e si familiarizza tra profughi e popolazione locale, tanto che alla partenza da Laterina qualche istriano disse: ‘Abbiamo pianto quando siamo arrivati e piangiamo ora che ce ne andiamo’, a conferma dell’inserimento avvenuto”. Signor Nocentini ci racconta ancora qualche cosa su Laterina e i profughi giuliano dalmati? Foto qui sotto: Il Crp di Laterina; Collezione Emanuela Giorgini anni '50.
“Il Campo n. 82 di Laterina è costruito nel 1941 – ha spiegato Nocentini – dalla ditta Pontello di Firenze, come Campo di concentramento fascista per prigionieri del Regno Unito, poi nel 1943 è un centro di casermaggio dei nazisti e nel 1948 è un Centro di raccolta profughi della Venezia Giulia. Essi erano sistemati in maniera precaria, con disagi e sovraffollamento, le baracche erano costruite soprammattone, tante famiglie stavano in ogni capannone, erano divise solo da tende, andò avanti così sino alla fine degli anni ’50, quando emigrarono all’estero o in altre parti d’Italia, infine giunsero i fuoriusciti italiani dalla Tunisia. È per questo motivo che Francesco Cipollina rimasto a lungo tra noi come operaio agricolo, allevatore di capre e cavalli, con la moglie Giuseppina Ingrao, detta ‘La Cipollina’, si infuriava quando lo chiamavano ‘Bourghiba’ [Bourghiba, leader tunisino anticolonialista], un soprannome che non fu più capace di togliersi di dosso”. È vero che alcuni profughi di Fiume erano dei campioni di calcio?
“Quell’esodo portò a Laterina una folata di novità – ha aggiunto il testimone – attraverso persone di ogni condizione e di ogni età, dai bambini, agli adolescenti, ai giovani, che arrivavano da realtà diverse, da zone di mare, da altre culture, dotati di un’indole diversa, solitamente allegra, aperta ed estroversa, che legittimava ampiamente la scelta che avevano fatto senza pensarci su due volte. E portò, dunque anche nomi di grido come il famoso pugile triestino Barbadoro, Campione europeo, o grandi calciatori come Volk e Serdoz, stelle calcistiche della Roma e della Fiorentina, che si misero a fare i tecnici del Laterina Calcio dove giocavano i loro figli Rudy e Giulio, rivelatisi subito come figli d’arte. Ma non mancò tra quei nomi di celebri sportivi, quello di Alfio Mandich, fiumano classe 1928, scomparso a Genova l’11 gennaio 2006, dopo una vita per il calcio, da centrocampista della Fiumana, proseguita poi nel Radnik, la Torpedo e il Locomotiv. Nel 1948 [circa], anno dell’inizio dell’Esodo dalle terre destinate alla Jugoslavia di Tito che li costrinse alla migrazione, giocò nel Merano, allenato da Olindo Serdoz, nel 1949-‘50, militò in Serie A nella pro Patria di Meazza, e successivamente nel Varese e nell’Empoli. Nella fotografia sottostante: le mura di Laterina; Collez. Nocentini.
La loro condizione di estrema precarietà in quelle baracche negli inverni duri ed ostili nella nebbia della Valle dell’Arno, non fu sufficiente a cambiare la natura allegra ed estroversa di gente che era almeno di 20 anni avanti a noi nel concetto filosofico della vita, che li portava a cantare: ‘La mula de Parenzo / ga meso su botega / de tuto la vendeva / fuori che il bacalà / perché non mi ami più?”. C’è qualcosa che vorrebbe aggiungere riguardo agli italiani delle provincie di Fiume, Pola, Zara e di gran parte di quelle di Gorizia e di Trieste perse per l’espansionismo nazionalista iugoslavo? Sa che un terzo dell’esodo giuliano dalmata, oltre 100mila persone, passano dal Centro smistamento profughi di Udine, dal 1945 al 1960?
“Fu dalla loro diretta testimonianza che i laterinesi vennero a sapere delle foibe – ha concluso Giovanni Nocentini – le profonde fosse carsiche che ingoiarono migliaia di soldati italiani (e forse non solo soldati), ad opera degli uomini di Tito. Una realtà che una certa parte politica italiana, benché a collo torto, ha accettato di ammettere 60 anni dopo. Ripeto era brava gente, di natura allegra ed estroversa. Da noi non ci furono malavita, furti, rapine o altri reati attribuibili ai profughi. Certo, bastava un po’ di vino ed intonavano dei canti con tanta allegria. Il Campo accolse i Profughi della Venezia Giulia, Istria, Dalmazia, da Fiume, Pola, Zara, Rovigno, Spalato, Parenzo e dalle Isole del Quarnaro: Veglia, Cherso, Lussino e Arbe. Io lavoravo come precario al Comune di Laterina e ci fu un’improvvisa crescita di lavoro, soprattutto in ordine alle posizioni di Stato Civile, tramite il perfezionamento delle pratiche di opzione della Cittadinanza Italiana, attraverso il Casellario Giudiziario Centrale di Roma, Reparto nati all’estero, pratiche che ero io stesso a curare. Era un perfezionamento che, tra l’altro, conferiva loro il diritto al voto, costituendo un corpo elettorale che per varie legislature, sottrasse il Comune alle Sinistre a partire proprio dalla prima successiva alla loro vittoria che aveva portato al Comune i Socialcomunisti col sindaco Ivo Tigli. Dal 1951 al 1975 i socialcomunisti finirono dietro la lavagna ed iniziò l’epopea della DC, per merito dei profughi”. Foto sotto: Famiglia Giadrossich, con Maria Giadrossich, detta Gloria, Lussinpiccolo; collezione Manlio Giadrossich.
Altre storie sul Crp di Laterina e dintorni - Dalla tesi di laurea di Francesca Lisi, del 1991, si può leggere che “Il C.R.P. di Laterina aveva cominciato a funzionare dopo la chiusura di quello di Arezzo. Inizialmente c’erano solo poche baracche distrutte, tanto che i primi profughi che provenivano dalla Venezia Giulia vennero accolti e schedati all’aperto” (p. 244).
Come erano visti i profughi dalla popolazione locale? “La popolazione di Laterina era piuttosto razzista – ha detto Dario Pellegrini, direttore del Crp di Laterina dal 1958 al 1962, come ha scritto Francesca Lisi – non voleva avere a che fare con i profughi, anche se il C.R.P. portava al paese molti vantaggi soprattutto economici. Infatti quel poco che avevano, veniva speso a Laterina e ciò arricchiva i commercianti del luogo, anche perché era molto raro spostarsi fino ad Arezzo. Ad Arezzo il C.R.P. era ignorato , ad eccezione di qualche organizzazione che si interessava. Bisogna ricordare la figura del Prefetto Cappuccio che fu molto sensibile a ciò, bisogna ricordare che molti aiuti furono dati dalla Presidenza del Consiglio, che in quegli anni era rivestita da Fanfani e dalla D.C. aretina” (pp. 251-2).
Una relazione al Prefetto, del 1960, scritta da Dario Pellegrini, direttore del Crp, ci documenta la vita dei profughi al Campo: “A circa diciotto km da Arezzo, ubicato in aperta campagna ed in prossimità del fiume Arno, sorge il Centro raccolta profughi di Laterina. È composto di alcune decine di baracche costruite oltre venti anni fa, […] le condizioni ambientali di questi fabbricati sono quanto mai scadenti: costruite a piano terra, su terreno argilloso, hanno i muri esterni a mattoni sovrapposti. Mancano di soffittature, per pavimento hanno un leggero strato di cemento, mentre gli infissi sono in condizioni veramente precarie per l’usura del tempo e delle intemperie. Particolarmente infelici sono i gabinetti posti all’estremità dei capannoni. Trattasi di stanze freddissime, senza vaschette e coperture, prive di qualsiasi comodità”. Da ultimo si consideri la terribile notizia, come ha scritto Francesca Lisi, che il Crp nel 1949 non era ancora del tutto recintato e, oltre al filo spinato “nella campagna circostante si trovavano mine inesplose” (p. 161).
Ecco un’altra testimonianza. Manlio Giadrossich “Gloria” è nato a Lussinpiccolo nel 1947 e ora vive a San Giovanni Valdarno, provincia di Arezzo. “Siamo partiti da Lussino nel 1950 – ha raccontato Giadrossich – alla quarta volta che si chiedeva il passaporto e ce lo diedero solo per andata. Il soprannome della mia famiglia è Gloria, per via di un’ava che aveva un negozio di scarpe a Lussino. Si viene via io, la mamma, il papà, il nonno e la nonna”. Passate anche voi dai Campi profughi? “No, la prima tappa è a Trieste – ha risposto Giadrossich – lì stavamo in una cantina di parenti, poi si va a Padova, rione Arcella, e a Marghera, dove mia madre ha la comunicazione dai carabinieri di aver avuto un posto in Comune a San Giovanni Valdarno, dato che anche prima dell’esodo lavorava in Comune, così ci siamo spostati in Toscana”. Foto sotto: Mappa del Crp di Laterina, ricostruzione documentaria di Claudio Ausilio e Federico Bracci, 2015.
Il Crp di Laterina in cifre – “Il 19 agosto 1948 veniva aperto il Centro Profughi di Laterina nelle vicinanze di Arezzo – così scrive nella sua tesi di laurea Francesca Lisi, a p. 138 –. Questo Centro, che dipendeva dal Ministero dell’Interno, a differenza di quello di Arezzo, era in grado di ospitare un numero maggiore di profughi ed aveva un’organizzazione molto più efficiente”. La struttura chiuse i battenti il 30 settembre 1963 (p. 224 della tesi). I profughi transitati sono oltre 10mila, come si vede dalla tabella n. 1. Tra le fonti bibliografiche sulle presenze per il 1946, si aggiunga rispetto alla ricerca dello scrivente diffusa il 1° settembre 2020 nel blog, anche la pubblicazione di Giuseppe Jannacci, il quale, circa Laterina, afferma che: “Nel 1946 la struttura degli alloggiamenti si trasformò: alle capanne in muratura si aggiunsero baracconi per ospitare i profughi della Venezia Giulia e la vita interna ebbe disciplina separata”. Il Campo accoglieva infatti pure 1.637 internati politici, Altoatesini ed altri recalcitranti repubblichini. Dal 1948 il Crp fu a disposizione soprattutto di profughi dell’esodo giuliano dalmata, oltre a quelli del Dodecaneso e delle colonie d’Africa.
Tabella n. 1 – Numero d’arrivi al Centro raccolta profughi di Laterina, 1946-1963
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Anni 1946 1948 1958 1949-61 1962-63 Totale
Arrivi, o stime * 1.700 3.000 648 4.695 300 * 10.343
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Fonti - Nostra elaborazione su: S. Bassetti, Gianfranco Chiti…, G. Jannacci, I lager dei vinti… (per il 1946), Schede di registrazione delle famiglie Compassi-Mandich e G. Chiappino, Il campo per prigionieri… (1948), Pastrovicchio (1958) e dall’Elenco alfabetico profughi giuliani del Comune di Laterina, 1949-1961.
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Il balletto delle cifre sul Crp di Laterina - Non a caso in certe pagine della tesi della Lisi si può leggere che “Il Centro, nei momenti di massima affluenza, arrivò ad ospitare fino a 2 mila persone, accogliendo oltre ai profughi della Venezia Giulia, anche quelli provenienti dall’Africa” (p. 230). Si intende 2mila alla volta!
Allora pare sottostimato il numero di profughi giuliano dalmati riportato da Laura Benedettelli nel suo pur documentato studio intitolato I profughi giuliani, istriani, fiumani e dalmati in provincia di Grosseto, del 2017. Scrive la Benedettelli che “Nella provincia di Arezzo i 588 profughi che arrivarono nei vari anni vennero accolti nel CRP di Laterina (…) che poteva contenere fino a 12.000 persone” (p. 48). Nei vari anni, più precisamente dal 1948 al 1963, il CRP di Laterina ospitò almeno 4.695 persone, secondo i nominativi riportati nel già citato Elenco alfabetico profughi giuliani, custodito nell’Archivio del Comune di Laterina. Non solo 588! Anche il numero dei prigionieri inglesi e dei “Dominions” è impreciso, dato che furono reclusi nel Campo Italiano N° 82, dal 1941 al Settembre 1943, una media di 2.500-3.000 prigionieri. Vedi il sito web di http://valdarnopost.it ad esempio.
Inoltre da altra letteratura di carattere storico disponibile nella rete [ vedi: http://www.storiaememorie.it/villaoliveto/MostreCampi/Laterina/PannelloLaterina2.htm ] si sa che “La scarsa igiene, la sottoalimentazione, provocavano nei prigionieri malattie debilitanti: dissenteria e tifo”. Figurarsi cosa sarebbe successo con 12 mila prigionieri? Foto sotto: ricostruzione virtuale dell'interno di una baracca del Crp di Laterina, 2020.
Fonti orali e digitali - Claudio Ausilio, Fiume 1948, esule a Montevarchi (AR), email e telefonate del 26-28 novembre 2020 - Manlio Giadrossich, Lussinpiccolo 1947, vive a S. Giovanni Valdarno (AR), int. a Montevarchi (AR) del 16 aprile 2018. – Giovanni Nocentini, Laterina (AR) 1929, int. telefonica del 30 novembre 2020 a cura di Elio Varutti, dell’ANVGD di Udine, con contatti preparatori di Claudio Ausilio, dell’ANVGD di Arezzo.
Collezioni private e ANVGD - Claudio Ausilio, ANVGD di Arezzo, Comune di Laterina (AR), Elenco alfabetico profughi giuliani, 1949-1961, ms. - Famiglia Compassi Mandich, esule da Fiume a Laterina e Genova: documenti, schede di registrazione al Crp di Laterina, stampati e ms. - Famiglia Pastrovicchio, esule da Valle d’Istria a Pessinetto, città metropolitana di Torino: schede di registrazione al Crp di Laterina, stampati e ms.
Cenni bibliografici e del web
Sandro Bassetti, Gianfranco Chiti. Vita militare di un Ufficiale e Gentiluomo, 1936-1978, Milano, Lampi di stampa, 2010.
Laura Benedettelli, I profughi giuliani, istriani, fiumani e dalmati in provincia di Grosseto, Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ISGREC), on-line dal giorno 8 febbraio 2017.
Ivo Biagianti (a cura di), Al di la del filo spinato. Prigionieri di guerra e profughi a Laterina (1940-1960), Firenze, Centro Editoriale Toscano, 2000.
Gianna Chiappino, Il campo per prigionieri di guerra n. 82 di Laterina, testo in Word, 13 settembre 2003, pp. 16 con foto di documenti d’archivio, piante e panoramiche dei resti del Campo. Per tale documento Claudio Ausilio è riconoscente all’ex Sindaco di Laterina, signora Rosetta Roselli.
“Delegazione di Arezzo, La visita all’ex Campo profughi di Laterina”, «Difesa Adriatica», n. 5, maggio 2014, p. 8.
P.C.H., “Laterina, quelle lontane memorie del campo profughi”, «Difesa Adriatica», n. 10, ottobre 2013, pp. 6-8.
Giuseppe D. Jannacci, I lager dei vinti. I Campi di Concentramento per i Soldati della R.S.I., Macerata, Scocco & Gabrielli, 2011.
Francesca Lisi, L’Assistenza post-bellica ad Arezzo. Il Centro Raccolta Profughi di Laterina, Tesi di Laurea, Università di Firenze, Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri”, Relatore prof. Sandro Rogari, Anno Accademico 1990-1991, pp. 268+XC. Originale bibliografico reperito da Claudio Ausilio.
Giovanni Nocentini, Quindicimila gavette nel Campo di Concentramento, Laterina (AR), testo in Word. 2013, pp. 5, pubblicato nel web dal sito www.valdarnopost.it
Dario Pellegrini, Relazione del Direttore del Centro al Prefetto, Laterina, 1960, dattiloscr., Archivio di Stato di Arezzo, citata da Francesca Lisi.
E. Varutti, Esodo da Fiume a Laterina. La s’ciavina per parete di giorno e per dormire la notte, 1948, on line dal 1° settembre 2020.
E. Varutti, Antologia del calcio a Fiume, 1904-1956, on line dal 5 ottobre 2020.
Glenda Venturini, “La nostra vita nel campo profughi di Laterina. La testimonianza di due esuli”, «valdarnopost.it» del 9 febbraio 2015.
Foto sotto: Pianta, prospetti e sezioni della baracca n. 6 del Crp di Laterina, ricostruzione documentaria di Claudio Ausilio e Tommaso Ricci, 2013.
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Progetto di Claudio Ausilio. Ricerca di Claudio Ausilio, Federico Bracci, Tommaso Ricci, Graziano Nocentini e Elio Varutti. Servizio giornalistico e di Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Claudio Ausilio, Giovanni Nocentini e Enrico Modotti. Grazie a Alessandro Nocentini. Copertina: Maria Iole Furlan, Il Crp di Laterina, gouache, collage e pastelli a cera, 21 x 29,5, 2020, courtesy dell’artista. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Vicolo Sillio, 5 (in fase di trasloco) – 33100 Udine. Telefono e fax 0432.506203 – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.
Scolaresche e esuli in visita ai resti del Crp di Laterina nel 2013; collezione Claudio Ausilio.
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