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Gli sconosciuti campi profughi istriani di Grado, provincia di Gorizia, 1947-1958

Aggiornamento: 8 apr

Non sono mai stati citati da gran parte degli studiosi, eppure a Grado (GO) operavano vari Campi profughi per istriani, fiumani e dalmati prima del Trattato di pace. Non erano dei veri e propri accampamenti di tende, o dei cameroni di vecchie caserme, come in altri casi. Lo attesta un documento del “National Archives U.S.” del 7 febbraio 1947. C’erano 144 profughi di Pola a Grado alloggiati alla meglio in almeno sette pensioni-albergo (cinque o sei persone per stanza) requisite dal responsabile anglo-americano del locale Ufficio d’Affari Civili del Governo Militare Alleato.

Il primo a parlare di tale accoglienza, oltre a Guido Rumici, è stato Tullio Svettini, esule di Rovigno, poi menzionato da «Il Piccolo» nel 2014. “A Grado esuli istriani trovarono alloggio, oltre che a Villa Teresa, anche in diversi altri edifici come le ville Aida, Alga, Santina, Istria e Minerva – come ha riportato il giornalista de «Il Piccolo» – allora transitarono per Grado circa duemila profughi. Di questi un migliaio si stabilì definitivamente nell’Isola o a Fossalon [frazione di Grado]. Oggi si calcola che a Grado ci siano ancora circa 500 istriani (circa l’8 per cento della popolazione)”.


Claudio Giraldi dopo l'esodo. Collezione Claudio Giraldi

Le prime fughe dal regime di Tito si verificarono nel 1946, poi pure nel 1947-1950. L’ultimo esodo fu nel 1954, in seguito del memorandum di Londra. Trieste ritornò all’Italia e contestualmente tantissimi istriani lasciarono Capodistria, Pirano, Buie, Cittanova, Umago e altre località, nella Zona B, passate alla Jugoslavia. Villa Teresa era l’ultimo edificio prima della zona paludosa. Qualche eco di tale esodo negli appoderamenti di Fossalon di Grado può essere ritrovata ne “Il bosco di acacie” di Fulvio Tomizza, che invano tentò di andare contro la cortina del silenzio.

Scrisse ancora il quotidiano isontino: “Nel 1949 – ricorda Svettini – la mia famiglia arrivò a Grado esule da Rovigno d’Istria, dopo un brevissimo periodo passato al campo profughi di Udine. Io e mio fratello Claudio, mio padre Mario, mia madre Eufemia e mia nonna Emilia, ci siamo sistemati in una stanza in affitto in Villa Teresa. Fra tutti gli altri - aggiunge - ricordo la famiglia Burla con le quattro sorelle: Lucia, Erasma, Letizia e Ilda, le ‘piccole donne’. Nei campi retrostanti la villa facevamo salire gli aquiloni di pascoliana memoria, fatti con canne, carta colorata e colla di farina”.


Dalla copertina: Ultima foto a Fasana prima di scappare.

Esodo da Fasana per i Giraldi

È Claudio Giraldi, presidente del Comitato Provinciale di Milano dell’ANVGD, a confermare l’esistenza dei campi profughi di Grado. “Siamo arrivati dall’Istria nel 1948 in treno al Centro smistamento profughi di Udine, per un mese circa, dove ci hanno destinati a villa Minerva di Grado – ha detto Giraldi – ogni famiglia doveva stare in una stanza fredda, con la luce per due ore e il bagno in comune, siamo rimasti lì per 10 anni, nel frattempo il nonno Antonio Giraldi morì di crepacuore, poi ci raggiunse mio padre Mario, liberato dalla Croce Rossa dal campo di concentramento titino di Belgrado, dov’era ai lavori forzati. I detenuti italiani furono trasportati fino in Austria, poi rientrarono in Italia e in Istria. L’avevano imprigionato perché, essendo della batteria costiera di Pola, con i suoi commilitoni, all’arrivo dei titini, disarmarono le armi nascondendo gli otturatori, per ripicca gli slavi li rinchiusero nei gulag di Tito, costringendoli alla marce della morte, c’erano anche tanti prigionieri tedeschi, un fiume di prigionieri, quando non c’era più posto, li falciavano con le mitragliatrici, così mi raccontò”.

Ci sono altre esperienze sotto Tito? “So che mio padre con una quindicina di ex commilitoni, dopo avere issato la bandiera italiana sul campanile di Gallesano – ha aggiunto – sono fuggiti dall’Istria in barca per le coste venete o romagnole. Oltre a villa Minerva, c’erano pure villa Santina e villa Venezia con una migliore sistemazione, noi avevamo solo due sedie e, per mangiare, due familiari si dovevano sedere sul letto matrimoniale sul quale alla sera si dormiva due di testa e due ai piedi. A Grado mi è nata una sorella, so che i miei nonni materni, cioè le famiglie Agosto e Devescovi di Fasana, dopo l’esodo a Udine, furono destinate a un Centro profughi di Bari e di lì emigrarono in Brasile. C’era tanto disagio, ma la mia mamma era contenta, perché avevamo un lavandino in camera”.


La famiglia Giraldi ad Abbiategrasso presso l'allevamento trote. Collezione Claudio Giraldi

Poi siete andati a Milano? “A Grado non era male come fu invece per tanti istriani nei campi profughi, ma nel complesso era un periodaccio – ha concluso Claudio Giraldi – così quando mio papà, dopo un grave infortunio (faceva il pescatore), ebbe un’occasione di lavoro da un suo ex comandante in marina come custode in un allevamento di trote di Abbiategrasso, presso Milano, accettò subito il lavoro e ci trasferimmo. Nella nuova casa c’erano solo tavoli, perché era un luogo di svago di nobili milanesi, e noi dormivamo sui tavoli, senza luce e servizi igienici per sei mesi, poi pian piano arrivò la rinascita, ma i miei hanno sofferto la mancanza della casa istriana, erano tristi, mia mamma cancellò tutto, senza raccontare nulla, mio papà visse nel silenzio e nella nostalgia, gli proposi di scrivere o di registrare le sue memorie, non lo fece mai”.

Argea Agosto e Mario Giraldi, genitori del testimone, parteciparono il 24 aprile 1994 a un raduno di esuli a Gorizia, come riporta «L’Arena di Pola» del 21 maggio 1994, nel cinquantesimo anniversario del giornale.

 

Il documento del 1947 sull’esodo da Pola a Grado e Udine

Fa parte del “National Archives U.S.” (Archivi nazionali degli Stati Uniti d’America), con copia nell’Archivio Centrale dello Stato a Roma, il seguente documento che attesta l’itinerario degli esuli di Pola a mezzo gomma verso il Friuli. Forse perché le linee ferroviarie erano impegnate per altri trasporti, sta di fatto che sia a Pola che a Fiume c’erano il camion o la corriera della Croce Rossa, per portar via i profughi fino a Trieste, come hanno raccontato altri esuli di Fiume.

Il 7 febbraio 1947 il maggiore J. Kitson Harris, dell’Ottava armata britannica, responsabile dell’Ufficio d’Affari Civili del Governo Militare Alleato di Monfalcone, provincia di Trieste, Venezia Giulia, scrisse all’Ufficio Affari Civili del Comune di Grado, avendo per oggetto: Rifugiati istriani da Pola.


National Archives U.S., con copia Archivio Centrale dello Stato Roma, Lettera del maggiore J. Kitson-Harris all’Ufficio Affari Civili del Comune di Grado, 7 febbraio 1947, dattiloscr,

Il testo della lettera recita: “Per vostra informazione si precisa che i profughi di Pola non supereranno a Grado [provincia di Gorizia, NdR] le centoquarantaquattro persone contemporaneamente fino a nuovo avviso. Sarà quindi necessario che il Vostro Ufficio mantenga il controllo giornaliero definitivo sul numero dei profughi presenti a Grado, eventuali eccedenze rispetto al numero sopra indicato verranno immediatamente segnalate alla sede di questo Gruppo. I numeri, i nomi e il luogo di residenza a Grado degli eventuali profughi sopra 144 verranno trasmessi con report giornaliero, in modo che possa essere previsto il trasporto per trasferire i ‘profughi in eccedenza’ in un campo a Udine”.

Si comprende dal documento suddetto l’importanza del Campo profughi di Udine, ultimo approdo dei “profughi in eccedenza” a Grado. Da Udine transitarono oltre 100 mila italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia.


La famiglia Giraldi a Grado. Collezione Claudio Giraldi

Cenni bibliografici e archivistici

- “Duemila gli esuli istriani che si rifugiarono a Grado”, «Il Piccolo», 16 marzo 2014.

- “Grado, torna a risplendere la storica Villa Teresa”, «Il Piccolo», 17 settembre 2014.

- Guido Rumici, Esuli a Fossalon, ANVGD Gorizia – Comune di Grado, Gorizia – Grado 2008.

- Guido Rumici, Esuli a Grado, ANVGD Gorizia – Istituto di Cultura Veneta, Gorizia 2008.

- Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea ‘Giorgio Agosti’, Torino, I Centri Raccolta Profughi, disponibile nel web (visualizzazione del 23 marzo 2024).

- Antonio Lauriti, “Le Casermette: il campo profughi di Gorizia”, in: AA.VV., 1947 – 2007 – Istriani, Fiumani e Dalmati esuli da 60 anni a Gorizia per rimanere italiani, Edizioni ANVGD Gorizia, 2007.

- National Archives U.S., con copia Archivio Centrale dello Stato Roma, Lettera del maggiore J. Kitson-Harris all’Ufficio Affari Civili del Comune di Grado, 7 febbraio 1947, dattiloscr.

- Flaminio Rocchi, L’esodo dei 350.000 giuliani, fiumani e dalmati, Edizioni Difesa Adriatica, Roma, 1990.

- Fulvio Tomizza, Il bosco di acacie, Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1966.

- “Al traguardo dei 50. Percorso goriziano”, «L’Arena di Pola» del 21 maggio 1994, p. 5.

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Alla scuola elementare di Grado, metà anni '50. Collez. Claudio Giraldi

Fonte orale

- Claudio Giraldi, Fasana 1947, esule a Milano, int. telefonica del 24 marzo 2024 ed e-mail del 27 marzo 2024.

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Progetto di Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Ricerche e Networking a cura Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Claudio Giraldi (ANVGD di Milano), Alda Devescovi e Tullio Svettini (ANVGD di Grado), Bruna Zuccolin, Bruno Bonetti, Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo) oltre ai professori Ezio Cragnolini, Annalisa Vucusa e Elisabetta Marioni. Grazie a Giovanni Peco, di Monza. Copertina: Ultima foto a Fasana prima di scappare. Adesioni al progetto: ANVGD di Arezzo e Centro studi, ricerca e documentazione sull'esodo giuliano dalmata, Udine. Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Fotografie della collezione di Claudio Giraldi e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/


Foto ricordo a Fasana dei rimasti

Il signorile albergo Villa Venezia a Grado (GO), foto del 2024 di Elio Varutti


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