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Liliana Prete figlia di istriani, nata in Campo profughi a Laterina nel 1954, intervistata racconta

Aggiornamento: 7 ott 2022

Perché i suoi familiari sono venuti via dall’Istria, precisamente da dove e con quali mezzi?

“Mi chiamo Liliana Prete e sono nata a Laterina (AR) il 23 novembre 1954 nell’infermeria del Campo profughi. Mio padre, Prete Giacomo, è nato in Svizzera a Wetzikon, nel Canton Zurigo, con il nome di ‘Jacob Joseph’, che è diventato ‘Giacomo’ una volta in Italia. È rimasto orfano da piccolo. Ultimo di sei figli, è stato mandato in collegio. Quando è cresciuto è scappato dal collegio e si è rifugiato a Trieste. Qui ha conosciuto mia madre Micolich Roza (in Italia: Rosa) che da Pola, dove era nata, si era trasferita a Capodistria. Si sono sposati nel 1944. Quando sono fuggiti da Capodistria avevano due figli: Sergio, di due anni e mezzo, e Arduino, di sei mesi. Sono dovuti fuggire perché per loro mio padre non era italiano, né croato o slavo. Quelli di Tito gli hanno intimato di tornarsene in Svizzera da solo, ma mia madre ha deciso di scappare con lui”.


Fotografia qui sopra - Crp di Laterina, 29 maggio 1955, Prima comunione di Ar‌duino Prete con la famiglia. Collezione Ascanio Pascolini.

Cosa è successo, nel 1948, alla frontiera col Territorio Libero di Trieste? E poi come stavate nei Centri raccolta profughi (Crp)?

“Prima di arrivare al Campo, alla frontiera, gli hanno tolto tutto quello che avevano tranne i vestiti che avevano addosso. Così erano arrivati al campo profughi. Le baracche di Laterina erano brutte, con i muri interni rovinati e ogni baracca conteneva tante famiglie, quindi, per un po’ di intimità, avevano messo dei fili da muro a muro con sopra le coperte che facevano da separé. Per mangiare le persone dovevano mettersi in fila, come accade ora nelle mense Caritas”.

Suo padre ha trovato lavoro in Toscana? Quali lingue parlavate in famiglia?

“Non si trovava lavoro, così mio padre e mio fratello Sergio sono andati a vivere da una mia zia in Svizzera. Con un lavoro stabile, mio padre poteva così venire a trovarci nel Crp, ma lo faceva solo una volta all’anno. Mio padre parlava l’italiano, il tedesco e il dialetto triestino, mia madre il croato e l’istriano, conosceva il triestino anche lei”.

Quali altri ricordi ci sono sul Crp di Laterina?

“Quando avevo poco più di un mese mia madre ha ricevuto una pallonata sulla pancia, ed è stata ricoverata nell’infermeria del campo. Per fortuna io e mio fratello Arduino siamo stati aiutati da due coniugi che venivano da Fiume. Ci hanno, in un certo senso, adottati. Lui si chiamava Parrotta Domenico e lei Reliaz Bernarda. Questi coniugi hanno tenuto me a battesimo e a cresima mio fratello Arduino, sempre nel Crp di Laterina. Domenico andava spesso a catturare le rane e le mangiava con mio fratello, che ne era molto goloso, anche perché c’era la fame. Nel Campo c’era un’ambulanza della Croce Rossa e l’autista accompagnava le famiglie a fare la spesa a Laterina”.

In effetti si è trovato il nominativo di Arduino Prete tra i cresimati da monsignor Emanuele Mignone, vescovo di Arezzo, il 29 maggio 1955 col padrino Domenico Parrotta e don Mario Ciampelli, parroco nella Rubrica relativa, presso l’Archivio parrocchiale di Laterina. Quando vi siete trasferiti dal Crp di Laterina e dove?

“I coniugi Parrotta si sono trasferiti dal Campo a Ferro di Cavallo, quartiere di Perugia, prima di noi e quando mia madre con me e mio fratello Arduino, deceduto nel 2020, si è pure trasferita, nel 1957, sono tornati al Campo per aiutarci a portare via quelle poche cose che avevamo. Mia madre e mio fratello sono andati a Ferro di Cavallo con un furgoncino. Io, invece, sono andata in treno con i coniugi Parrotta. A Ferro di Cavallo, in Via San Manno, c’erano tre case per profughi e ogni casa aveva dieci appartamenti, privi di luce, acqua corrente, riscaldamento e senza un portone principale. Mi ricordo che a Pasqua e a Natale mandavamo gli auguri a due famiglie che erano state al Campo e che si erano trasferite a Firenze nella zona ferriera, la famiglia Boreaniz e D’Este”.


Fotografia qui sopra - Crp di Laterina 1955, La famiglia di Giacomo Prete e Rosa Micolich con i piccoli Arduino e Sergio. Collezione Ascanio Pascolini.

Allora vi siete sistemati a Perugia e quando gli emigranti si sono riuniti alla famiglia? Come è stata l’accoglienza nel Perugino?

“Mio padre e mio fratello Sergio sono ritornati definitivamente in Italia nel 1966 circa. Quando frequentavo la prima o seconda classe, alla scuola di Ferro Di Cavallo, sentivo spesso che mancava un pezzo di me, tutti avevano zii o nonni o cugini, io non avevo nessuno di questi parenti vicino a me. È stata una brutta esperienza l’Esodo, sia per chi lo ha vissuto, sia per i figli dei profughi, che a Perugia, seppur avessero trovato casa, non si sono inizialmente integrati. Eravamo evitati dalle persone del luogo, ci consideravano colpevoli di non si sa che cosa. Anche mia madre, in pubblico, parlava slavo con le altre signore profughe che abitavano in queste case. Sicuramente non è stato facile”.

Signora Liliana, come mai ha accettato di concedere l’intervista e, poi, è stata aiutata da qualcuno?

“Queste mie parole sono state trascritte da mia nipote Emma, grazie all’interesse di mio figlio Ascanio che solo ora ha compreso che questa storia, doveva essere in qualche modo, seppur in minima parte, trascritta per non essere dimenticata, farà parte della nostra famiglia, farà parte di tutte le famiglie che hanno vissuto una tale esperienza. Per non dimenticare, vi ringrazio: Liliana Prete in Pascolini”.

La famiglia Pascolini ha voluto aggiungere altri temi oggetto della ricerca, qui riassunti. I genitori di Liliana Prete sapevano benissimo delle uccisioni a sangue freddo dei perseguitati. L’eliminazione nelle foibe era solo uno dei vari modi di procedere. I genitori adottivi di Giacomo Prete sono deceduti e non avendo figli, ma solo fratelli, non ci sono più rapporti con quei lontani parenti svizzeri. Attualmente la famiglia Pascolini è in contatto stretto solo con i cugini di primo grado di Liliana. Essi abitano tra Trieste e Capodistria (Koper, in Slovenia). Poi ce n’è uno a Stoccarda (Germania), un altro in Abruzzo a Vasto (CH) ed altri sparsi tra Slovenia e Croazia.

Fotografia qui sotto - Crp di Laterina, Attestato di cresima del 29 maggio 1955, intestato a Arduino Prete, figlio di Giacomo e Rosa Micolich (non Nicolich), battezzato a Capodistria il 1° aprile 1948, firmato dal parroco don Mario Ciampelli. APLa.


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Fonte orale – Liliana Prete, Laterina 1954, int. per e-mail del 24 settembre 2022 a cura di Elio Varutti; si ringraziano, per la trascrizione del testo, Emma Pascolini e, per i contatti, Ascanio Pascolini, che vivono a Perugia. Grazie per la collaborazione a Claudio Ausilio, esule di Fiume a Montevarchi (AR), delegato provinciale dell’ANVGD di Arezzo, che ha saputo intrecciare i contatti con gli interessati dal 3 maggio 2021.

Collezione familiare – Ascanio Pascolini, fotografie.

Archivio - La presente ricerca è frutto della collaborazione fra l’ANVGD di Arezzo e il Comitato Provinciale dell’ANVGD di Udine. La consultazione e la digitalizzazione dei materiali d’archivio presso l’APLa è stata effettuata nel 2015 a cura di Claudio Ausilio, dell’ANVGD di Arezzo; per la collaborazione riservata si ringrazia don Mario Ghinassi, parroco di Laterina nel 2015.

- Parrocchia dei Santi Ippolito e Cassiano, Laterina (APLa), Laterina CRP Cresimati dal 1950 al 1962, Attestati di cresima vari 1949-1957, Lettere, dattiloscr., stampati e ms.

Postfazione – Si vuol rilevare, nella testimonianza presente, il ruolo centrale della famiglia nelle ricerche e nella scrittura dell’esodo istriano. La signora Liliana, intervistata dallo scrivente, è stata coadiuvata non solo dal figlio Ascanio Pascolini, per i contatti via e-mail, ma pure da Emma, nipotina tredicenne, che si è impegnata a diteggiare la propria storia familiare, creando un documento in formato WORD per l'intervistatore. Il tutto spinti solo dal fatto di non dimenticare. (a cura di Elio Varutti).

Fotografia qui sotto - Chiesa di Laterina in Campo profughi, interno, 1950. Collezione Ascanio Pascolini.


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Note – Progetto di Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo). Testi e attività di ricerca: Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking a cura di Maria Iole Furlan e E. Varutti. Lettori: Liliana Prete, Ascanio Pascolini, Claudio Ausilio, Livio Sessa (ANVGD Udine) e il professore Enrico Modotti. Fotografia di copertina e qui sotto: Crp di Laterina, la famiglia Prete con la neonata Liliana, nata in Campo profughi, il 23 novembre 1954. Collezione Ascanio Pascolini.



Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine, ANVGD di Arezzo. Fotografie da collezioni private e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/

Fotografia qui sotto - Crp di Laterina, la pagina della Rubrica dei cresimati con nome di Arduino Prete, 1955. APLa.

Fotografia qui sotto - Dedica sul retro della fotografia con la Chiesa del Crp di Laterina, “dove ha lavorato anche Giacomo Prete”. Collezione Ascanio Pascolini.


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