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Lettere di Tullio Crali ai Serrentino tra futurismo e nostalgie della Dalmazia, 1995-1998

Aggiornamento: 8 apr 2023


Busta personalizzata di Tullio Crali a Franca Sorrentino, timbrata a Milano Borromeo il 2.3.96. Collez. Franca Balliana Serrentino.

Si pubblicano qui di seguito ampi stralci di una serie di quattro lettere scritte, negli anni ’90 del Novecento, da Tullio Crali a Pietro Serrentino, nato a Zara nel 1921, figlio del Prefetto, e a sua moglie Franca Balliana. Tullio Crali (Igalo, 6 dicembre 1910 – Milano, 5 agosto 2000) è stato un pittore italiano vicino al movimento futurista. Igalo è un centro abitato del Montenegro, compreso nel comune di Castelnuovo, all’inizio delle Bocche del Cattaro, poco distante dalla Croazia. Crali visse a Zara fino al 1922, quando con la famiglia si trasferì a Gorizia. Dopo il 1945 fu a Torino, Parigi e Milano.
Come si legge in questi suoi manoscritti agli amici Serrentino Balliana, di Jesolo (VE), Crali è il dalmata dal passato nudo, perché ha perso la casa nei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Esule a Milano, nell’ultima fase della sua vita, vorrebbe ancora disegnare, ma gli manca la forza, poiché debilitato dalle malattie. Eppure egli si nutre di stelle, di poesia e ogni tanto di qualche brutta parola, ma detta in croato. Ci sono commenti sugli articoli di critica d’arte e invii di pubblicazioni varie. È una corrispondenza assai significativa, che segna il “tramonto” di Crali, con affettuosi squarci di nostalgia per l’amata Dalmazia e un po’ di verve politica. In parentesi riquadrate ci sono rari interventi redazionali. Le lettere fanno parte della Collezione di Franca Balliana Serrentino che, dopo aver visto l’elaborato presente, ci ha scritto: “mi ritengo fortunata ad aver avuto un marito "zaratin patoco" e tutti i suoi amici dalmati che mi hanno donato affettuosamente loro amicizia come il Tullio Crali. Grazie a te e ai tuoi collaboratori”. A cura di Elio Varutti.

“Non riesco a ritrovare me stesso” - In una prima lettera a Pietro e Franca Serrentino, del 20 luglio 1995, Tullio Crali scrive di essersi “trovato nell’impossibilità di fare qualunque lavoro manuale” a causa di malattie e di traumi domestici. Tanto è vero che, nello stesso foglio, qualche riga sotto, riporta: “siamo già al febbraio del ’96. Non riesco a ritrovare me stesso e sono in mano ai medici. Ciò che più mi turba è non tanto l’instabilità (mi sembra di essere sempre in barchetta), ma la testa che entra in crisi appena mi metto a scrivere o a disegnare. Dopo un quarto d’ora devo chiudere bottega. Lavori manuali neanche parlarne. E non serve niente a ricordarmelo che sono un dalmata, cioè un testone ecc. ecc. non uso a mollare.

Cara signora io la ringrazio molto delle sue parole e del ricordo che ha della nostra costa, delle nostre case di pietra. Il nostro mare inquieto, dei nostri quattro leoni: quello di S. Marco e i tre della nostra bandiera. La Dalmazia è cosa del passato, non esiste più, le campane di S. Francesco lente a rintocchi mi raccontano come fu massacrata dalle bombe. Non si è trovato che una panchina in riva alla quale mi aggrappavo per fare i primi passi bambino. Quanta amarezza, poi quanti sogni.

Sei anni fa ero solo sulla riva in un chilometro di solitudine silenziosa. Non una vela, non un gabbiano, neanche la nave per il ritorno. Come un fuggiasco su un vecchio torpedone arrivai a Fiume, infine Trieste, senza sapere che fare di me stesso. Mi martellava il ricordo: la nostra casa non esiste più. Il mio passato è nudo. Salii su un treno tutto di ferro duro.

Qui seduto penso a chi per quella terra si è sacrificato e sento che l’Italia non si merita certi Eroi, essi appartengono a Dio e ai dalmati. Un abbraccio a lei e a suo marito. Crali”.

Il commiato di Tullio Crali nella lettera a Franca Serrentino, 1995-1996. Collez. Franca Balliana Serrentino.

“Sono in restauro da un anno” - La seconda missiva del presente carteggio, avente come tema di fondo l’esodo, è così datata: “Milano, 30/4/96”. Scrive Crali: “Il fardello che portiamo con noi è sempre di troppo peso per le nostre debolezze, allora ci alleggeriamo del superfluo. Così l’arte per me è solo il mio lavoro; è un lavoro che faccio con gioia e questo basta alle mie esigenze perché so che quanto a volte riesco ad ottenere non è ripetibile ma solo un dono che vi viene dall’alto. Se talvolta la compiacenza mi si avvicina, penso subito all’albero che si veste di fiori e di frutta e mi accorgo che tra me e l’albero ci sono differenze, ma siamo pari come creatività.

Guardo gli alberi perché non so guardare gli animali, come faceva Frate Francesco e se posso non parlo d’arte e tanto meno mescolo con questa me stesso. Mi sento quando i giornalisti rovistano nella nostra vita privata per trovare uno spunto al loro discorso che evita l’opera e s’attacca all’autore. Non nego però, anzi mi à [rara grafia per: ha, NdR] divertito l’articolo che mi avete inviato dove si parla del “giovanissimo futurista”. Sono in restauro da un anno e non riesco a venirne fuori, mentre quello mi parla di capriole in aria e si diverte. Fra un brutto giorno quello in crisi mi accorsi che era fatica entrare in carlinga. Ero avvilito e tale sono d’allora rimasto. Con cordiale amicizia. Crali”.

Carta geografica di Igalo nelle Bocche del Cattaro, Montenegro. Foto dal web.

“Ho la faccia come i punk di Berlino” - La sua terza epistola ai coniugi Serrentino, spedita il 16 dicembre 1996 (data del timbro postale), inizia così: “Carissimi, che dire? Da un anno non scrivo e non dipingo. Da qualche giorno ho lasciato l’ospedale. Ho fatto 11 cadute libere che mi sembra ancora di essere linciato al punto di non riconoscermi più allo specchio: una faccia ½ nera ½ bianca rosso giallo blu. (…) la faccia come i punk di Berlino, o maschera negra (…).

I dalmati ballano cantano mangiano, ma noi poveri naufraghi della costa ci nutriamo di stelle, di poesia e, ogni tanto, qualche brutta parola, ma detta in croato. Mi perseguita quella prospettiva vuota senza un cane che un tempo era la riva nuova. Ora il vuoto e la ruggine della scaletta di ferro che scendeva al mare. Chiudo l’argomento perché se i ricordi si mettono in protesta si resta calpestati dal passato.

Attività? Sì, ma astratta. Per fortuna un amico architetto pensò a fare tutto lui. 2 mostre, alla salizada di San Pantalon e all’aeroporto ‘Marco Polo’ [di Venezia].

In questi giorni mi guardo con una vaga speranza di uscire da questa pentola di guai per riprendere il mio lavoro. Se tutto va bene chissà che al prossimo raduno adriatico non ci sia anch’io. Basta che non senta cantare: ‘Ah, mia Patria sì bella e lontana’. Quella non è Patria nostra, la nostra Patria è quella di Sauro, sempre là, pestata rotta, ma di mare e sasso. Noi non siamo stati impastati con l’argilla, ma con i sassi; la nostra terra è là. La chiamino come vogliono, ma il suo colore e i suoi leoni non cambiano. I regnicoli [s’intende: i residenti nel Regno d’Italia] se ne infischiano di noi. Saranno forse seccati che in Italia ci siamo voluti unire noi. come stanno dimenticando i nostri martiri delle foibe, così ànno [rara grafia per: hanno] già dimenticato che noi siamo italiani perché noi l’abbiamo voluto. Ci credevano in Africa, ma come gli antichi Uscocchi che volevano essere tali e non croati io e tanti altri ci sentiamo Dalmati e non italiani per i quali non contiamo niente. Siamo seguaci di S. Girolamo e amici di S. Francesco. Tutto il resto è politica, è mercato! Con amicizia Dalmata auguri da Crali”.

Carta intestata di Tullio Crali nell’ultima lettera scritta a Franca Balliana Serrentino, 1998. Collez. Franca Balliana Serrentino.

“Cerco di restaurarmi” - La quarta e ultima lettera della presente collezione è datata: “Milano, 3 ag. 1998”. Contiene vari commenti riguardo ad altri dalmati e dei riferimenti all’invio reciproco di pubblicazioni varie.

Ecco l’inizio: “Gentilissima Sig.a Franca, a lei e a suo marito tutta la mia simpatia. Ho ricevuto il catalogo filatelico riguardo la Dalmazia. Fa piacere e tristezza allo stesso tempo. Ho notato che mancano i francobolli di Zara con la sovrastampa d’occupazione, che per me sono particolarmente interessanti. A questo punto un ‘bravo!’ per Vallery per il suo interessamento.

Non ò [rara grafia per: ho] visto il giornale «Il Dalmata» di cui mi parla; se può farmene avere una copia fotostatica della cosa che mi riguarda le sarò molto grato.

Circa il Raduno di Latina verrei tanto volentieri, ma le mie condizioni non mi permettono di muovermi senza dare fastidio al prossimo. Cerco di restaurarmi e se ci riesco, ci sarò.

Vi unisco l’opuscolo, uscito per la piccola antologica tenuta a Trieste, che credo non avete ricevuto. Un cordiale saluto da Crali”.

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L’archivio Crali al Mart di Rovereto - Fondato nel 1987, come ente funzionale della Provincia autonoma di Trento, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (Mart), ha acquisito il fondo “Tullio Crali” nel febbraio 1997.

Poco dopo la metà degli anni Sessanta, a Milano, Tullio Crali incomincia a ordinare le carte che oggi formano tale fondo. La documentazione allora in suo possesso si è arricchita via via di materiale più recente: la raccolta è durata almeno fino al 1994. All’atto del versamento la documentazione originale era già organizzata in sequenza e raccolta all’interno di 13 volumi.

Il primo contatto significativo ai fini dell’acquisizione del fondo Crali avviene in occasione dell’esposizione “Crali futurista/Crali aeropittore”, Rovereto (TN), dicembre 1994-marzo 1995. Questa circostanza rappresenta un passo fondamentale nella individuazione dell’Archivio del ‘900 come sede per la conservazione dei suoi documenti.

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Copertina della raccolta di 10 cartoline di Zara stampate per il XVIII Raduno nazionale dei Dalmati di Venezia del 1971. Collez. Giuseppe Bugatto.

Documenti originali della Collezione privata Franca Balliana Serrentino, Jesolo (VE).

- Tullio Crali, Lettera alla Signora Serrentino, Milano 20 luglio 1995-febbraio 1996, 1 carta, recto e verso, ms. + busta affrancata, timbrata e viaggiata MI 2.3.1996.

- T. Crali, Lettera a Franca e Pietro Serrentino, Milano 30/4/96, 1 carta, recto e verso, ms. + busta affrancata, timbrata e viaggiata MI [illeggibile] Lido di Jesolo 16.5.1996.

- T. Crali, Lettera a Franca e Piero Serrentino, 5 dic. 1996, 1 carta, recto e verso, ms. + busta affrancata, timbrata e viaggiata MI 16.12.1996.

- T. Crali, Lettera alla gentilissima Sig.a Franca, Milano 3 ag. 1998, 1 carta, recto, ms. + busta affrancata, timbrata e viaggiata MI 10.8.1998.

Altra collezione privata - Giuseppe Bugatto, Udine, copertina di raccolta cartoline.

Cenno bibliografico – La bibliografia su Tullio Crali è ampia e articolata. Nel presente contesto si accenna ad un articolo, per una mostra a Udine, della giornalista Gabriella Brussich, nata a Fiume, competente in storia dell’arte, perciò assai sensibile agli stilemi artistici e al senso dell’esodo giuliano dalmata di Crali.

- G. Brussich, “La pittura aerea di Tullio Crali”, «Messaggero Veneto», 4 maggio 1979, p. 5; anche in: G. Brussich, L’arte nel quotidiano. Articoli nel «Messaggero Veneto» 1970-1989, a cura di Nicoletta Zanni, Pasian di Prato (UD), Campanotto, 2022.

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Ringraziamenti - Oltre agli operatori e alla direzione degli Archivi e dei siti web menzionati, si ringraziano, per la collaborazione alla ricerca, la signora Franca Balliana Serrentino, che vive a Jesolo (VE), per aver cortesemente concesso, il 4 aprile 2023, la diffusione e pubblicazione delle lettere di Crali. Si ringraziano per la collaborazione riservata Claudio Ausilio, esule di Fiume a Montevarchi (AR) delegato provinciale dell’ANVGD di Arezzo, Bruno Bonetti e Annalisa Vucusa (ANVGD di Udine).


Cartolina delle Bocche del Cattaro, Editore Stengel & Co. Dresden, primi del Novecento. Collez. privata.

Progetto del professor Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Lettrice: Franca Balliana Serrentino, assessore alle Attività promozionali del Libero Comune di Zara in Esilio. Altri lettori: Bruno Bonetti, Claudio Ausilio, i professori Annalisa Vucusa e Marcello Mencarelli. Aderiscono il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo.

Ricerche e Networking di Girolamo Jacobson e Elio Varutti. Copertina: Busta personalizzata di Tullio Crali a Franca Sorrentino, timbro del 2.3.96. Collez. Franca Balliana Serrentino. Altre fotografie da collezioni citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/



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