Franco Sestan, nato il 12 gennaio 1940 a Zara, abbandona la sua città con la famiglia nel 1956 e viene destinato al Centro raccolta profughi di Laterina, in provincia di Arezzo, dove si ferma fino al 1960. Queste sono le poche notizie che il figlio Wladimir è riuscito a carpire da suo papà. “Papà è mancato da poco – ha detto Wladimir Sestan – e nonostante insistessi molto perché scrivesse la sua vita, non l’ha mai voluto fare! Non so molto, quindi, a parte quel poco che mi ha raccontato. È stato poi anche un alunno dell’Istituto tecnico per disegnatori meccanici di Arezzo, se ricordo bene. Lui era affezionato ad Arezzo”. Allora parlavate poco in casa dell’esodo?
“Anche in casa mia – è la risposta di Wladimir Sestan – vigeva la regola di parlare poco di quelle cose brutte, anche se non ricordo l’espressione giusta in dialetto”.
Foto qui sotto: Briševo, presso Zara, 1956. Nonno Simeone Sestan è il quarto da sinistra nel gruppo di amici, Franco Sestan è il sesto, mentre il settimo è il fratello di nonno Simeone. Collezione Wladimir Sestan.
Ce ne sono addirittura due nominativi di Franco Sestan da Zara nell’Elenco alfabetico profughi giuliani, 1949-1961, del Comune di Laterina, diffuso pure nel web da Federesuli. Chiarita l’omonimia perfetta, si sa che Franco Sestan (il babbo di Wladimir) risulta al fascicolo n 1.279, senza altri dati noti, così come la signora Maria Cavich, sua madre. Coincide coi pochi racconti la data di partenza da Zara di Sestan Franco. È il 1956. Un luogo fondamentale dopo il Crp di Laterina, per la famiglia Sestan, è stato San Donato Milanese, in provincia di Milano. Com’era composta la sua famiglia?
“La famiglia di papà – ha spiegato Wladimir Sestan – era composta da suo padre che era Sestan Simeone, Šime, in croato, e dalla mamma che era Maria Cavich [sono i nonni di Wladimir, NdR]. I figli di Simeone e di Maria sono: Gabriella, Luciana e Mario. Poi aveva anche questi fratelli, ma a memoria erano tutti più giovani: Sestan Giovanni, o Gianni, Libero e Marino. In vita sono rimasti solo Luciana e Marino, ai quali potrei chiedere altre informazioni”.
Dai documenti scolastici d’archivio si sa che “Sestan Libero, di Zara” ha frequentato in Campo profughi la classe 1^ A elementare, composta da 34 iscritti, nell’anno scolastico 1956-1957, in base a ciò che risulta dai registri delle maestre Anna Maria Fratini e Giulietta Del Vita.
Foto qui sotto: Una pagina del Registro intitolato “Laterina CRP Cresimati dal 1950 al 1962”. Si notino, al centro, i nomi dei Sestan Mario, Libero e Marino cresimati nel 1959. Archivio della Parrocchia dei Santi Ippolito e Cassiano, Laterina (APLa), ms.
Altre notizie sui Sestan esuli a Laterina si trovano nel registro delle cresime della parrocchia locale. È il 10 maggio 1959. C’è gran festa in Campo profughi. Bambine vestite di bianco e bambini col fiocco al braccio per l’evento religioso corrono felici tra le decine di baracche. Dopo le prime comunioni ci sono le cresime. Il giovane Mario Sestan riceve la cresima avendo per padrino il signor Giovanni Jelencovich. Lo stesso giorno vengono cresimati Libero Sestan, vicino al suo padrino Michele Festa e Marino Sestan, col padrino Gabriele Caravaggio. Signor Wladimiro Sestan ci sono altri ricordi riferiti da suo padre?
“Il papà mi ha raccontato un episodio con un suo compagno di classe ad Arezzo che riporto per quella che è la mia memoria – ha concluso il testimone – papà era spesso oggetto di bullismo, come si direbbe adesso. Un suo compagno lo prendeva in giro chiamandolo: Slavo. Un giorno papà finì la pazienza e gli mollò un pugno. Il ragazzo tentò di reagire, ma intervenne il professore dicendogli: Hai finito di rompere i cogl…. Se te movi te spacco questa lima sulla schiena! Sono racconti di un ragazzo, ma io li custodisco”.
Quel bombardiere Liberator abbattuto dalla Flak nel 1944 a Zara
La contraerea Flak tedesca il 29 maggio 1944, alle ore 12,30 abbatte a Zara un aereo bombardiere B 24 Liberator americano e cattura i componenti dell’equipaggio che si sono paracadutati, in base a un documento originale in lingua tedesca reperito nei National Archives degli USA da Giovanni Peco, che si ringrazia per la diffusione nel web. La Flak (contrazione di Flugabwehrkanone=cannone contraerei) opera a Zara dal 10 settembre 1943, da quando i tedeschi occupano la città italiana in Dalmazia. Il 30 ottobre 1944 i tedeschi lasciano definitivamente Zara. Il 1° novembre vi entrano le bande titine. Quel bombardiere Liberator abbattuto deve essere uno dei rari successi della contraerea locale, perché i velivoli angloamericani iniziano a sorvolare Zara, incontrastati, dal 21 aprile 1943, come ha scritto Antonio Cattalini nel suo diario. Nei primi mesi vanno a rifornire i partigiani jugoslavi. Col 2 novembre 1943 iniziano i grossi bombardamenti contro la città, priva di grandi navi militari, causando oltre 2.000 vittime.
Foto sopra: La Flak tedesca abbatte a Zara un Liberator americano e ne cattura i componenti dell’equipaggio che si sono paracadutati. Documento originale in lingua tedesca dai National Archives USA, datato 29 maggio 1944.
Zara italiana fu oggetto di 54 bombardamenti alleati, suggeriti dai titini per cancellarne l’italianità. Il dato non è condiviso dalla storiografia croata, che sminuisce i fatti. Non a caso è stato Enzo Bettiza a definirla la piccola «Dresda dell’Adriatico». A scaricare bombe su Zara e dintorni parteciparono anche aerei dell’Italia di Badoglio, sotto le bandiere alleate, nel mese di gennaio 1944, come ha ricordato Silvio Cattalini. “Cercavano di colpire la nave Elettra di Federico Marconi – ha detto l’ingegnere Cattalini – ma una prima volta non gli è andata bene, così noi zaratini si scherzava sul fatto che gli aerei italiani no iera neanche boni de tirar giù quella povera nave arenada che i tedeschi gaveva armado con qualche mitragliera”.
Dopo i 54 bombardamenti contro Zara, la città fu ridotta in macerie e quasi abbandonata dai suoi abitanti, ridotti a vivere in cimitero, per sfuggire alle bombe, come ha riferito Silvio Cattalini. Proprio la scarsa efficienza della contraerea è stata messa in evidenza in qualche diario e memoriale zaratino. Alla data del 20 maggio 1943, Antonio Cattalini scrive: “Sono le batterie di Punta Amica a sparare: un paio di cannoni vecchi, qualcuno dice che appartengano all’epoca della prima guerra mondiale, ma forse esagera. Quanto all’effetto, però, non deve essere un gran che. Un po’, tanto per fare un paragone e seguire il proverbio: molto fumo e poco arrosto” (Cattalini A 2005 : 17).
Foto sopra: Effetti dei primi bombardamenti a Zara. Si ringrazia per la fotografia Mario Tamburlini, che l’ha diffusa in Facebook.
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Fonti orali e digitali
- Silvio Cattalini (Zara 1927 – Udine 2017), int. del 22 gennaio 2004 e 10 febbraio 2016.
- Wladimir Sestan, Sesto San Giovanni (MI) 1974, email allo scrivente del 6-26 luglio 2022.
Fonti archivistiche
La presente ricerca si è potuta svolgere grazie alla collaborazione di Claudio Ausilio, delegato provinciale dell’ANVGD di Arezzo. Premesso che potrebbero esserci alcuni errori materiali di scrittura, i materiali d’archivio aretino sono stati raccolti da lui. Oltre alle fonti orali, si ringraziano gli operatori e le autorità del Comune di Laterina Pergine Valdarno, dell’Istituto Comprensivo “Francesco Mochi” di Levane (AR) e dell’APLa, per la collaborazione riservata all’indagine storica.
- Comune di Laterina (AR), Elenco alfabetico profughi giuliani, 1949-1961, ms.
- National Archives, USA.
- Parrocchia dei Santi Ippolito e Cassiano, Laterina (APLa), Laterina CRP Cresimati dal 1950 al 1962, ms.
- Provveditorato agli studi di Arezzo, Comune di Laterina, Scuole elementari, Circolo Didattico di Montevarchi, Registro degli scrutini e degli esami, Scuola di Campo Profughi, Classe 1^ insegnante Del Vita Giulietta, anno scolastico 1956-1957, pp. 10, stampato e ms.
Cenni bibliografici
- Antonio Cattalini, I bianchi binari del cielo. Zara 1943-1944, (1^ edizione: Arena di Pola, Gorizia, 1965) a cura di Silvio Cattalini, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, 3^ edizione, 2005.
- Elio Varutti, Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960. Testimonianze di profughi giuliano dalmati a Udine e dintorni, Udine, Provincia di Udine/Provincie di Udin, 2017. Nel web dal 2018.
Fotografia di copertina e qui sopra: Franco Sestan a Zara, da ragazzino a metà degli anni ‘50. Collezione Wladimir Sestan.
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Produzione culturale del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine, coordinato dal prof. Elio Varutti e con la collaborazione di Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo). Testi e Networking a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Wladimiro Sestan, Claudio Ausilio, Sergio Satti, Rosalba Meneghini (ANVGD di Udine) e il professor Stefano Meroi. Fotografie: Collezione Wladimiro Sestan. Adesioni: il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo.
Altre fotografie dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – I piano, c/o ACLI – 33100 Udine – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/
Foto di gruppo a Zara, qui sopra - “Nonno Šime Sestan e Nonna Maria sono la quarta e la quinta persona da sinistra, in piedi. Il secondo da destra, in piedi, è Franco Sestan, mentre il terzo da destra è lo Zio Ivan, che resta a Zara”; didascalia e collezione di Wladimir Sestan, anni ’50.
Laterina Crp – “Da destra Mia Zia Luciana Sestan, Papà Franco Sestan e mia Zia Graziella Sestan”; didascalia e collezione di Wladimir Sestan, fine anni ’50.
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