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Carlo Varesco, elettricista istriano dal Campo profughi di Laterina agli USA, 1950-1956

Aggiornamento: 4 mag 2022

Quando è venuto via da Mormorano, in Istria? “Nel 1950 – ha risposto Carlo Varesco, nato nel 1931”. Con chi? “Con la famiglia”. Perché? “Come era per tutti: o diventi jugoslavo, oppure vai via”. È passato da Trieste? “Sì, poi in treno al Centro smistamento profughi di Udine, dove siamo stati destinati al Centro raccolta profughi (Crp) di Laterina, provincia di Arezzo”.

Quanto tempo si è fermato a Laterina? “Fino al 1956”. Poi dove è andato? “A Seattle, negli USA, poi mi sono trasferito a Chicago, Illinois nel 1965 per lavoro, ero incaricato general manager/vice president del pastificio Golden Grain, di 40 mila metri quadrati, produttore del famoso marchio di San Francisco Rice-A-Roni, ora risiedo in Florida e mia sorella Felicia è a San Diego, in California”.

Foto sotto: Autunno 1952. Carlo Varesco con le sorelle, Felicia e Carolina a Laterina. Collezione Carlo Varesco.


Per il lettore ricordo che Rice-A-Roni è un mix di cibo in scatola simile al pilaf composto da riso, pasta di vermicelli e condimenti. Per la preparazione, il riso e la pasta vengono rosolati nel burro, quindi vengono aggiunti acqua e condimenti e fatti sobbollire fino a completo assorbimento. Mi può dire chi era suo padre? “Si chiamava Antonio Varesco, nato a Vareschi Grande, provincia di Pola – ha risposto il testimone – era militare nel 1943 in Sardegna, quando sono arrivati gli Americani, siccome conosceva le lingue straniere, gli hanno proposto di arruolarsi nell’esercito USA, così ha fatto in veste di interprete. Alla fine della guerra è ritornato a casa in divisa da militare e io pensavo che fosse arrivato un soldato yankee, invece era mio papà”.

È mai ritornato in Istria e a Pola? “Tante volte – è la replica – avevo contatti di lavoro in Veneto, oppure sono andato dai parenti di Torino, poi andavo a trovare i cugini e gli zii a Rovigno, in Istria. A Pola ho portato più volte i miei familiari per mostrarghe l’Arena”.

Ha un ricordo di lavoro in Valdarno? “Ho lavorato alle dighe di Levane e Ponticino, come elettricista nella fase della costruzione dei manufatti, che sono in prossimità del Campo profughi. A Laterina nel Campo profughi è stato l’elettricista Bruno Benvegnù, esule da Rovigno, a prendermi come suo assistente per un po’ di anni”.

C’è una storia particolare da riferire? “Erano gli anni ’90 con le guerre balcaniche in corso e mia suocera, Stefanija Hercigonja, croata di Čakovec, una città vicino a Varaždin (in italiano: Varasdino) quando aveva 85 anni è venuta da noi negli USA, per sfuggire al conflitto. Lei diceva che la Florida era un paradiso. Stava così bene. – ha concluso Carlo Varesco – Ha vissuto fino a 105 anni. È spirata in un pisolino pomeridiano. Ci ha chiesto: Quanto posso dormire? Quanto vuoi – gli abbiamo risposto. Così è deceduta”.

Foto sotto: Carlo Varesco con la sorelle Felicia e Carolina in un'immagine del 2020, da Facebook.


Signor Carlo Varesco è vero che lei è cugino del famoso manager Sergio Marchionne? “Sì, è vero. Mia mamma e il nonno di Sergio erano fratelli”.

Da ultimo si nota che il nominativo dei fratelli Varesco compare nell’Elenco alfabetico profughi giuliani del Comune di Laterina, ai fascicoli n. 662 per Carla Varesco e n. 1.259 per Carlo e Felicia Varesco. Come ricorda Claudio Ausilio, il registro manoscritto può contenere degli errori o delle imprecisioni. In merito a ciò Carlo Varesco ha precisato che: “I nostri documenti erano per la Bolivia, perché mio papà era emigrato in Bolivia. Nello stesso tempo c’era la possibilità di fare la domanda anche per gli Stati Uniti d’America. Il Presidente Eisenhower ha firmato la legge per i 60 mila profughi Italiani desiderosi di entrare negli Stati Uniti. Noi abbiamo allora fatto quella domanda. Dopo pochi mesi eravamo accettati. Nel 1956 siamo partiti per gli USA. Era il 30 novembre”.



Il Centro raccolta profughi di Laterina – Dal 1941 al 1943, sotto il fascismo, è un Campo di concentramento per prigionieri inglesi, sudafricani e canadesi. Poi per un anno il Campo è stato un reclusorio sotto la sorveglianza nazista. Dopo la liberazione, avvenuta nel 1944, a cura della VIII Armata britannica, si trasforma fino al 1946 in un campo di concentramento per tedeschi e repubblicani della RSI catturati al Nord. Dal 1946 al 1963, per ben diciassette anni, funziona come Campo profughi per italiani in fuga dall’Istria, Fiume e Dalmazia (per oltre 10mila persone), terre assegnate alla Jugoslavia col trattato di pace del 10 febbraio 1947. Sono italiani della patria perduta. Patiscono il freddo e la fame. Dormono in decine di lunghe baracche con una coperta a fare da divisorio tra una famiglia e l’altra. Tra i più anziani di loro ci fu un alto tasso di suicidi. A Laterina giungono pure alcuni sfollati dalle ex colonie italiane. Dal 1970 è una zona artigianale. Una curiosità emersa dal 2019 è che il Campo fosse intitolato a Guglielmo Oberdan, martire triestino dell’irredentismo, come ha detto Giovanni Nocentini a Claudio Ausilio e l’ha pure scritto nel suo libro (Nocentini G 2021 : 107).

Come ha raccontato Sergio Servi in Facebook, di sicuro nel Crp di Bari, il 26 maggio 1950, fu inaugurato il “Gruppo Guglielmo Oberdan” della Lega Nazionale di Trieste, Delegazione per la Puglia. L’accoglienza dei profughi fu difficoltosa nei vari Crp sparsi per l’Italia. Ci furono però alcune eccezioni.

Secondo il memoriale di don Piero Cheli, parroco di Laterina dal 1960 al 1981, nel Crp di Laterina “I profughi istriani e dalmati vi trascorsero anni sereni, pur in mezzo a tante difficoltà. [Basti vedere la foto di copertina del presente saggio, NdR]. Il popolo di Laterina li accolse e li amò come fratelli sfortunati ed essi apprezzarono questo atteggiamento sicché si stabilì tra le due comunità, Laterina e Profughi, una viva fratellanza” (Consiglio Pastorale Parrocchiale 2011: 38). Il Crp contiene 2 mila profughi in oltre 22 baracche, con letti a castello e box di quattro metri per quattro per ciascuna famiglia (Rocchi F 1990 : 197).

Foto sotto: Pola, Carlo Varesco in visita con la figlia, verso gli anni ‘80.


Mormorano nella storia – È un villaggio con antica possente triplice porta delle mura e chiesa in pietra d’Istria. Dal 1815 è dell’Impero d’Austria. Dopo il 1918 è del Regno d’Italia. Col 1947 appartiene alla Jugoslavia e dal 1991 è della Repubblica di Croazia, che dal 2013 è membro dell’Unione Europea. Si accenna inoltre che Mormorano/Mutvoran è ricordato nella storia per il saccheggio e l’incendio subito ad opera dei fascisti il 5 aprile 1921, all’interno delle rivolte operaie e contadine nel periodo della cosiddetta Repubblica di Albona, esperienza di tipo sovietico, sedata dalle autorità del regio esercito italiano. Il numero di morti nei combattimenti nel bacino minerario dell’Arsa e nelle campagne circostanti fu di diverse decine. Secondo certi storici ciò provocò del rancore nella popolazione autoctona che fu la causa di alcuni degli omicidi del settembre e ottobre 1943 e conseguente eliminazione di italiani nella foiba.


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Riferimenti bibliografici – Grazie a Pier Luigi Boschi, di Laterina, per certi spunti bibliografici.

- Consiglio pastorale parrocchiale (a cura del), Memorie del preposto Cheli. 13 marzo 2011, 30° anniversario della morte, Laterina (AR), 2011.

- Giovanni Nocentini, “Vino, nasce cantina dove c’era campo di concentramento di Laterina”, «Corriere di Arezzo» 22 dicembre 2019.

- Giovanni Nocentini, L’acqua da occhi. Quattro passi per il Borgo, tra quelli che te leverebbero dalle mani, Laterina (AR), [s.e., stampato in proprio], [s.a., ma: 2021].

- Flaminio Rocchi, L’esodo dei 350 mila giuliani fiumani e dalmati, Edizioni Difesa Adriatica, Roma, 1990.

- Elio Varutti, Bambini istriani da Rovigno al Campo profughi di Laterina (AR), on line dall’11 febbraio 2021 su eliovarutti.blogspot.com

- Elio Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro raccolta profughi Giuliano Dalmati di Laterina 1946-1963, Firenze, Aska, 2021.


Foto sopra: Don Piero Cheli, proposto (parroco) di Laterina all’inaugurazione del doposcuola al Crp, inizio degli anni ’60. Dal libro di Cheli, del 2011. Foto di Giovanni Nocentini.

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Fonti orali e digitali: per la gentilezza riservata all’indagine storica si ringraziano le seguenti persone intervistate da Elio Varutti, o come indicato, con contatti preparatori di Claudio Ausilio.

- Giovanni Nocentini, Laterina (AR) 1929, int. di Claudio Ausilio del 23 aprile 2022 a Laterina.

- Sergio Servi, Parenzo (PL) 1939, esule a Bari, post in Facebook del 27 aprile 2021.

- Carlo Varesco, Mormorano (PL) 1931, esule in Florida (USA), int. via Messenger del 26 aprile 2022 ed email dal 27 aprile al 2 maggio 2022 allo scrivente.

Collezione privata – Carlo Varesco, fotografie del Crp e di famiglia.

Archivi consultati - La presente ricerca è frutto della collaborazione fra l’ANVGD di Arezzo e il Comitato Provinciale dell’ANVGD di Udine. La consultazione e la digitalizzazione dei materiali d’archivio aretini è stata effettuata nel 2015 e 2022 a cura di Claudio Ausilio.

- Comune di Laterina (AR), Elenco alfabetico profughi giuliani, 1949-1961, pp. 1-78, ms.

- Archivio ANVGD di Arezzo, cartoline delle dighe di Levane e La Penna (AR).

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Progetto e ricerca di Claudio Ausilio (ANVGD Arezzo). Interviste di Elio Varutti, coordinatore del Gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking a cura Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Carlo Varesco, Claudio Ausilio, professor Stefano Meroi (Udine).

Adesioni al progetto: ANVGD di Arezzo e Centro studi, ricerca e documentazione sull'esodo giuliano dalmata, Udine. Fotografie da collezioni private citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/


Copertina e fotografia qui sopra. Siamo alla piccola centrale e laghetto del fiume Arno. Le persone nella foto: Dott. Lapini, Direttore del Crp di Laterina, sua moglie Lola, la figlia Mariagrazia, Signora Benvegnù, con il figlio Pier Michele, Palmira, Rina, Nino e Carlo Varesco. La costruzione della centrale/diga di La Penna non era nemmeno cominciata. Le foto sono fatte nel lago creato presso la piccola (vecchia) diga/centrale. Non sono sicuro che esista ancora. Si trovava a un chilometro distante dopo La Penna. Forse è stata eliminata dopo la messa in funzione della centrale di La Penna. Didascalia originale, prima metà degli anni '50. Collezione Carlo Varesco.


Nelle acque dell’Arno: Carlo Varesco con le sorelle Felicia e Carolina, ora residente a Torino. Metà degli anni ‘50. Collezione Carlo Varesco.


Un altro momento di svago nelle acque dell’Arno per Carlo Varesco e amici del Crp di Laterina, metà anni ‘50. Collezione Carlo Varesco.

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