“A Fiume mia zia Tina iera sposada con Michele Dokmanovich, detto Miko – ha detto Miranda Brussich – lui iera rappresentante di una fabbrica di aceto el gaveva negozio de comestibili”.
In effetti il Dokmanovich è presente a Fiume secondo la guida di Massimo Superina con la seguente dicitura: “Dokmanovich Michele: commestibili e coloniali, in piazza Tre Re n. 9 (1925)”.
“La zia Tina iera Clementina Zanetti, nata a Pola il 10 aprile 1891 e morta esule e centenaria il 10 agosto 1993 a Prosecco (TS) e la riposa a Firenze – continua il racconto – iera andada a Fiume per matrimonio e nel 1923 anche mia nonna Maria Antonia Zanetti la xe andada da Pola a Fiume perché iera nato morto el Rodolfo, fio de Clementina e del Miko Dokmanovich, che el iera serbo ortodosso, dunque de religion ortodossa. La nona Maria Antonia Fabro, sposada Zanetti, xe ga sposado a Dignano, me par, dove iera nata. La famiglia Fabro iera de lì, gaveva negozio de ferramenta. La more in esilio a Firenze, dove viveva con la figlia Maria. Sarà stado nel 1948 e la gaveva 85 anni”.
La signora Miranda ha vissuto a Fiume, dove si era sposata nel 1942 con Carlo Enrico Conighi (Fiume 1914 – Ferrara 1995). Lei, suo marito e il figlio Carlo Cristiano (Fiume 1943-Ferrara 2010), furono profughi a Trieste, poi andarono a Belluno, Forlì, Modena e Ferrara. Alcuni gruppi di suoi parenti furono esuli a Udine, Trento, Firenze, Roma, Norimberga e in Svizzera, mentre certi cari amici di famiglia ripararono a Bolzano. Tutti loro non passarono nei Centri raccolta profughi. Foto qui sotto: Fiume – Cartolina col Regio Idroscalo civile “Umberto Maddalena”, anni ’30. Collezione privata.
L’ambulantato è tipico dei rapporti mercantili del passato. Il mestiere di sarto viene esercitato anche nell’abitazione del cliente, che fornisce, quindi, vitto e alloggio. Ciò succede alle sarte Zanetti, che vanno a cucire, ad esempio, a casa delle famiglie agiate di Firenze. L’ha riferito proprio Elisa Zanetti Brussich (1893-1972). Andava a lavorare da sarta in casa, come usava pure nell’Ottocento, nell’abitazione del direttore della Manetti & Roberts di Firenze negli anni Cinquanta. Nei secoli trascorsi accadeva così anche ai sarti della Carnia, nelle montagne friulane, che si annotavano i loro impegni di lavoro in un libro contabile, come ad esempio Leonardo di Ronco nel 1748, nel Canale di San Pietro. Leonardo di Ronco nelle locande locali consumava “bocali vin” e pagava con “giornate a cucire”. (Vedi: Giornale D, ms, Archivio di Stato di Udine - ASUd, Archivio Gortani, Parte I, Documenti, b 19). Foto qui sotto: Tina Zanetti, 26 settembre 1927. "Atelier B. Zoubek, Sussak – Delta" (Regno dei Serbi, Croati e Sloveni).
Le sarte Giuseppina, Clementina, Elisa e Maria Zanetti di Pola, negli anni 1920-1930, poi a Fiume (1924-1945) e a Firenze, cucivano e rammendavano a domicilio per la clientela benestante, ricevendo oltre al compenso in denaro pure il vitto. Giuseppina, “ciamada Pina” (1887-1953), era specializzata in cappellini, copriletto, pizzi e ricami. Maria (1900-1998) si dedicava al vestiario comune, come le altre sorelle. Dopo la seconda guerra mondiale che ne fu della sartoria Zanetti? “Dopo de l’esodo – ha spiegato la Brussich – le sorelle Zanetti le iera a Firenze, perché zia Maria la iera entrada a lavorar a la Manifattura Tabacchi de Pola e lì iera i inglesi nel 1946 e la xe stada trasferida a Firenze, ma dopo loro le lavorava de sarte con la loro mama. Nei primi anni Cinquanta iera tanti profughi a Firenze, mi li gò visti, perché da Forlì, dove con mio marito e i fioi ierimo esuli da Fiume, andavo a trovar le mie zie Zanetti”.
Approfondiamo il tema delle sarte Zanetti. Non si contavano le specializzazioni di mestiere. Oltre alla sarta, c’era la modista, la ricamatrice e la stoccatrice. Molte erano le donne che filavano, tessevano, ma all’occorrenza cucivano, aggiustavano, rifacevano e rammendavano. C’era una serie di giornali, oltre alle stampe artistiche, che diffondevano il gusto per l’abito raffinato ed il bel copricapo femminile.
Zia Tina Zanetti verso il 26 settembre 1927, volendo una bella fotografia, si reca all’Atelier B. Zoubek, Sussak – Delta, nel Regno dei Serbi, Croati e Sloveni che, dal 1929, prende il nome di Jugoslavia. La sede dello stabilimento fotografico Bogumil Zoubek era a Sussak, di là del ponte, che faceva da confine col Regno d’Italia, dal centro di Fiume che, dal 1924, apparteneva al Regno d’Italia, dopo i turbinii dannunziani. Foto qui sotto: Sussak – Immagine con lo Studio fotografico Bogumil Zoubek, anni ‘30. Archivio Smokvina.
Cenni sul fotografo Zoubek e la libreria Hromatka
Nell’elenco degli studi fotografici a Fiume, secondo quanto riportato da Miljenko Smokvina, troviamo lo studio di Bogumil Zoubek sul Delta, in un chiosco accanto al ponte a Sussak, vicino a Fiume. Bogumil Zoubek era nato a Pacov, in Boemia, sotto l’Austria, nel 1874. Nessuna informazione è stata trovata sul suo arrivo a Sussak, o a Fiume. Nei suoi oltre trent’anni di esistenza, lo studio di Zoubek ha lasciato un’impronta significativa sulla scena fotografica di Fiume e Sussak (vedi: Smokvina 1999 : 42-44). Lo stabilimento fotografico del Zoubek a Fiume e a Sussak, è attivo sin dai primi anni del Novecento, sotto l’Austria-Ungheria. Era un grande esperto in ritratti formato “Carte de visite” e formato “Gabinetto”.
L’insegna del negozio Zoubek è in lingua italiana: “Zoubek Fotografo”. Probabilmente è stata realizzata quando Fiume e Sussak erano sotto il dominio del Regno d’Ungheria, che riconosceva a Fiume lo status di Corpus Separatum della monarchia sin dai secoli precedenti (Kobler 1898 : 3). Tra l’altro a Fiume si parlavano varie lingue, da quelle governative (tedesco e ungherese) fino a quelle dei popoli che lavoravano nella città portuale quarnerina dell’Adriatico amarissimo: italiano, serbo-croato, sloveno… Anche le religioni professate erano molto varie. Si andava da quella cattolico cristiana, alla ortodossa, alla fede ebraica (come per l’avvocato Francesco Polgar, o per i commercianti Reich), oppure a quella evangelica (come per Eduard Rassmann, direttore della Banca Austro Ungarica).
“Me son sposada a Fiume – ha concluso Miranda Brussich – e go fato le scuole elementari a Pola, meno che la quarta che la go fata a Fiume con la maestra Elisabetta Lazarus, de la famiglia che gaveva cantieri navali a Sussak. Stavo dalla zia Tina e zio Miko. Me ricordo della fiumana Ruth Hromatka sposada Smareglia, che dopo l’esodo da Fiume del 1947 la stava a Forlì. La faceva ripetizioni de tedesco e de pianoforte e la more nel 1984. Suo fio, Giuliano Smareglia, era uficial disperso in Russia nel 1942 [vedi: Vicentini 2006 : 123]. I coniugi Smareglia a Fiume avevano una famosa e vivace libreria”.
Anche il volume di Amleto Ballarini e Mihael Sobolevski menziona Giuliano Smareglia, nato a Fiume il giorno 8 agosto 1921. Lo considera disperso in combattimento sul fronte russo nel 1942. Era sottotenente nel III reparto del Battaglione Misto Genio – Unità Genio e Chimici” (Ballarini e Sobolevski 2002 : 631).
La libreria Hromatka, apprezzata anche dalle persone di cultura e di sentimenti croati, è citata così, dal 1910 al 1942, nella guida del Superina: “Hromatka Adolfo: libreria e giornali-musica, in Corso n. 10 (1910) / in Corso n. 40-46? (1913) / in Corso Vittorio Emanuele III n. 44 (1925) / in Corso Vittorio Emanuele III n. 30 (1930) / libreria-francobolli per collezionisti, in Corso Vittorio Emanuele III n. 46 (1937) / Hromatka R., cartoleria-libreria, in Corso Vittorio Emanuele III n. 44-46 (1942)”.
Adolf Hromatka, ha scritto Ladislao Mittner, era un uomo molto aperto, amabile, insomma un vero estroso. Era titolare dell’unica libreria tedesca di Fiume, ma siccome aveva un nome boemo, i “veri austriaci” non lo consideravano un austriaco autentico. La libreria Hromatka era un luogo di incontri culturali. Succedeva che si incrociassero l’insegnante irredentista, come Enrico Burich, insigne germanista, il libraio Hromatka “kaisertreu” [fedele all’Imperatore Francesco Giuseppe] col medico di famiglia, ostinato panslavista. Come fare per capirsi? Continuavano a discutere pesantemente ipotizzando l’impossibilità di una reciproca comprensione, se non facendo uso del buon vecchio Dialetto fiumano (Mittner, 1975 : 390).
Era una libreria, dunque, felicemente frequentata da panslavisti, da ex legionari dannunziani, da infervorati irredentisti, da autonomisti fiumani zanelliani, da Tedeschi di Fiume, come gli industriali Rudan, e da ex esponenti del circolo della Giovine Fiume, sorto nel 1905, su idee di Mazzini. Di quest’ultimo gruppo facevano parte proprio i fratelli Carlo Leopoldo, Cesare Augusto e Giorgio Alessandro Conighi.
Omo nudo col capel
C’è, infine, un racconto comico che veniva riferito nei raduni dei fiumani e nelle chiacchiere durante le vacanze di certi fiumani a Numana (AN), nell’albergo Teresa a mare dei coniugi Cremonesi. La vicenda ridicola è così riferita: “Pare che nelle giornate calde, allo squillare del campanello di casa, un estroverso parente della Ruth Hromatka andasse ad aprire la porta completamente nudo, ma con un elegante cappello in testa”. Il racconto creava molta ilarità tra i fiumani, che ripetevano l’audace scenetta ad ogni incontro, tra le risate di tutti.
Immagine qui sopra: Carlo Mihalich, Febbraio 1947, acquerello su carta (courtesy dell’artista).
Fonte orale - Brussich Miranda, vedova Conighi (Pola 11 agosto 1919-Ferrara 26 dicembre 2013), int. del 2 gennaio 2008 a Ferrara in presenza di Daniela Conighi.
Riferimenti bibliografici
- Archivio di Stato di Udine (ASUd), Archivio Gortani, Parte I, Documenti, Giornale D, ms, b 19.
- Amleto Ballarini e Mihael Sobolevski (a cura di / uredili), Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni, 1939-1947 / Žrtve talijanske nacionalnosti u Rijeci i okolici, 1939-1947., Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale per gli archivi, 2002.
- “I nostri morti – foto. Ruth Hromatka ved. Smareglia”, «L’Arena di Pola», n. 2.360, 13 ottobre 1984, p. 8.
- Giovanni Kobler, Memorie per la storia della liburnica città di Fiume, Fiume, Mohovich, 1898, vol. III.
- Ladislao Mittner, “Appunti autobiografici”, «Belfagor», 30, 1975, 4, pp. 389–394.
- Raoul Pupo, Adriatico amarissimo. Una lunga storia di violenza, Bari-Roma, Laterza, 2021.
- Miljenko Smokvina, “Rana Sušačka profesionalna fotografija” [La prima fotografia professionale di Sussak], «Sušačka Revija», n. 28, VII, 1999, pp.39-46.
- Massimo Superina, Fiume a lavoro. Industrie, negozi e mestieri tra Ottocento e 1946, formato PDF, 2020.
- E. Varutti, Miranda, Cisa e le altre. L’esodo da Fiume, da Zara e dall’Istria, 1945, on line dal 18 agosto 2017 su blog-di-elio-varutti.webnode.it
E. Varutti, Esuli Fiumani villeggianti a Numana nelle Marche, 1970-1998, on line dal 7 giugno 2019 su anvgdcomitatoprovincialediudine.wordpress.com
Carlo Vicentini, Il sacrificio della Julia in Russia, Udine, Gaspari, 2006.
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Ringraziamenti - Oltre agli operatori e alla direzione degli Archivi e dei siti web menzionati, si ringraziano, per la collaborazione alla ricerca, l’artista Carlo Mihalich (Fiume 1934), la professoressa Daniela Conighi (ANVGD di Udine) e, sul tema della fotografia a Fiume e Sussak, il signor Miljenko Smokvina, di Fiume/Rijeka (Croazia).
Progetto del professor Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Testi e Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Daniela Conighi, Sergio Satti (ANVGD di Udine), Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo) e il professor Enrico Modotti. Fotografie: Collezione Conighi e Archivio Smokvina. Adesioni: il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo. L’idea del presente articolo, rielaborazione di altri materiali già diffusi nel web, è sorta in seguito a una conversazione del 16 dicembre 2022 con la professoressa Daniela Velli, presidente dell’ANVGD di Firenze, sui mestieri degli Istriani, Fiumani e Dalmati dopo l’esodo.
Copertina e foto qui accanto – Cartolina di Fiume dei primi del ‘900 che un nonno Giuseppe invia al nipote. Editore W. Hagelberg, Berlino. Una specialità dell’azienda erano le cosiddette cartoline multistrato, in cui lo strato anteriore di carta era perforato, dando l’impressione dell’illuminazione notturna, come se ci fosse un romantico chiaro di luna. Collezione privata.
Ricerche presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – I piano, c/o ACLI – 33100 Udine – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vice presidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/
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