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I rapporti coi comunisti dei GAP per il patriota Igino Bertoldi, delle Brigate Osoppo Friuli

Aggiornamento: 4 mar

Siccome non riuscirono ad unificare il Friuli alla Jugoslavia, i gappisti comunisti di Tavagnacco e dintorni, vicino a Udine – ha detto Igino Bertoldi – dopo la metà degli anni ’50, spedirono le loro armi in Vietnam ai Vietcong”. I Gruppi di Azione Patriottica (G.A.P.) formati dal comando generale delle Brigate Garibaldi alla fine dell’ottobre 1943, erano gruppi di partigiani armati sorti su iniziativa del Partito Comunista Italiano per attuare agguati e uccisioni prevalentemente in città contro i nazi-fascisti, racimolando armi e munizioni.

Igino Bertoldi è un patriota della Divisione Osoppo Friuli dal 1943 col nome di “Ercole”, Volontario della libertà, per il periodo 1945-1948 e fino al 1954 componente dei ‘Volontari Difesa Confini Italiani VIII’, col nome di ‘Bogomiro’, oppure ‘Ragamir’. La ‘Osoppo’ era di orientamento cattolico e laico-socialista, contrapponendosi ai partigiani ‘garibaldini’, diretta emanazione del Partito comunista, supino degli jugoslavi.

Dopo il 1943 diversi gruppi armati minacciavano i nostri territori orientali e noi osovani li difendevamo. Avevamo giurato ‘pro aris et focis’, ovvero in difesa degli altari e dei focolari – ha proseguito Bertoldi – contro di noi c’erano i fascisti, i ‘Diavoli Rossi’, il IX Corpus di Tito, i GAP, la Divisione Garibaldi Natisone e il Partito Comunista. Chi furono i veri resistenti? Noi Volontari della Libertà che abbiamo penato fino al 1948, quando con elezioni libere vinse la democrazia. Però restava ancora un problema: non c’era un esercito italiano in Friuli e noi ragazzi ci siamo offerti come volontari per la difesa dei confini orientali d’Italia. Il comunismo forte si era già impadronito della Slovenia, Dalmazia, Istria e il Friuli era molto appetibile. Il sangue dei nostri martiri ci spronò e con grande forza abbiamo resistito. Fermi sulla linea del fuoco. Con noi anche ufficiali e alpini della Divisione Julia. Una verità storica che però i ‘Compagni’ hanno cercato di nascondere con ogni mezzo. Lo ripeto: la nostra divisa era il cappello alpino e il fazzoletto verde, non c’era un partito specifico dietro di noi, in battaglia non portavamo bandiere rosse, jugoslave o altri vessilli con la stella rossa in mezzo, ma portavamo il tricolore italiano: eravamo patrioti osovani”.


Enzo Faidutti (a sinistra) e Igino Bertoldi a Tavagnacco il 29 agosto 2023. Foto Elio Varutti

​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​Solo dal 4 aprile 1949, superate le difficoltà poste dalla Commissione di controllo Alleata con l’adesione dell’Italia alla NATO, l’Esercito nazionale crebbe fino a contare dieci divisioni di fanteria, tre divisioni corazzate e cinque brigate alpine. Nel dopoguerra in Friuli Venezia Giulia “i comunisti garibaldini avevano Tito e il suo territorio come base”, come ha scritto Nilo D’Osualdo, mentre il Terzo Corpo Volontari della Libertà poteva contare sull’esercito italiano in fase di ricostituzione. I comunisti gappisti filo-titini si mossero dal Passo Tanamea, per entrare in Jugoslavia. È un valico stradale alpino delle Prealpi Giulie, in Italia, nel comune di Lusevera, in provincia di Udine. Allora nel dopoguerra c’erano ancora strani movimenti di partigiani? “Sì. In quegli anni oltre 200 giovani ex-garibaldini della zona – ha spiegato Igino Bertoldi – sono andati di là del confine per preparare l’invasione in armi e l’annessione di Udine alla Jugoslavia. Si sapeva in paese. Da Tavagnacco erano in 80, altri 20 da Pagnacco, poi da Feletto Umberto, Branco e Colugna, tutte frazioni di Tavagnacco, ma di là c’era poco da mangiare e per prima cosa gli jugoslavi li hanno messi in prigione, poi dopo un mese di patimenti se ne sono ritornati a casa, pesavano 20 chili di meno. La madre di uno di loro, che stava vicino a casa mia, dopo aver visto il proprio figlio così mal ridotto è corsa in cortile ad abbattere un’anatra, per dare da mangiare al ragazzo tutto pelle e ossa”.

È Nilo D’Osualdo a ricordare l’operatività dei Volontari della Libertà nella guerra fredda, nel suo libro del 2017. “Come un commesso viaggiatore, nella caserma della Julia vicino alla chiesa della Beata Vergine delle Grazie, la ‘di Prampero’, riempivo il camion di scatole e scatoloni, con dentro una mitraglia pesante, due mitragliatori, una ventina di mitra, un centinaio di bombe a mano e una trentina di razzi e poi si partiva per ‘ignota destinazione’. Arrivata la notte si puntava sul luogo dove ero atteso” (D’Osualdo 2017 : p. 265). ‘Filos’ è l’autore del diario più importante della resistenza friulana, era un seminarista partigiano della Osoppo, sconvolto per l’eccidio di Porzûs. Tra quelle malghe e il Bosco Romagno ‘Giacca’, nome di battaglia di Mario Toffanin (Padova 1912 – Sesana, Slovenia 1999), il comandante partigiano gappista, su mandato del Comando del IX Korpus sloveno e dei dirigenti della Federazione del PCI di Udine, effettuò le uccisioni a Porzûs di 17 partigiani osovani tra il 7 e il 18 febbraio 1945. Nilo D’Osualdo, professore di filosofia, ha ricoperto dal 1951 al 1964 la carica di primo cittadino a San Giovanni al Natisone.

Pensare che “i primi patrioti di Udine, dopo l’8 settembre 1943 – ha detto G.P.F. – si ritrovarono all’Osteria Alla Ghiacciaia”. Avevano uno spirito di solidarietà cristiana. Erano anti-tedeschi e col vessillo del tricolore senza altri emblemi. Non volevano egemonie di partigiani garibaldini rossi e nemmeno di partigiani sloveni di Tito, già infiltratisi con vene annessionistiche.

Ritorniamo a raccontare del 1945. “Per la ricorrenza del 4 novembre [ci fu] una manifestazione da tenersi a Redipuglia – ha aggiunto Nilo D’Osualdo a p. 255 – venne prenotato un treno e al mattino partimmo da Trieste verso Redipuglia… Non facemmo spreco di bandiere italiane sventolanti sul convoglio; i filo-titini si accontentarono di regalarci qualche fucilata da una località deserta del Vallone, al passaggio del treno”.

Un anniversario che fa pensare - “Il 15 agosto 2023 c’è stato l’anniversario in cui due nostri amici Osovani offrirono la loro giovane età nel compimento di un’azione a Udine, nel 1944 – ha continuato Bertoldi – Alla Carnia Libera mancava il sale e due Osovani, Giancarlo Marzona ‘Piero’ e Fortunato Delicato ‘Bologna’, si offrirono volontari per tale impresa. Adoperando le loro capacità riuscirono ad entrare nel magazzino dei Monopoli, caricando il sacco e si dileguarono. Lungo la statale Udine-Tricesimo trovarono un posto di blocco tedesco all’incrocio Tavagnacco-Reana del Rojale. Dopo un controllo ripartirono, ma trovarono un altro blocco al bivio Reana-Morena. Qui persero tempo prezioso, quando stavano per ripartire arrivarono due poliziotti tedeschi in motocicletta. Vista la macchina, una Fiat Topolino, si fermarono. Visto il corpo del reato, estrassero le armi facendo fuoco sui due patrioti.

Le pie donne di Tricesimo raccolsero i corpi dei due sfortunati. Li composero e fu celebrato un degno funerale. Venne messa una lapide sul casello che serviva alla fermata del tram. Più tardi venne posto un cippo che per un ampliamento della strada di nuovo venne tolto, costruendo un più degno monumento. Dove venne installato? In mezzo a un sito di bidoni dei rifiuti e di spalle alla conduttura fognaria a cielo aperto di Tricesimo! Forse queste due giovani vite stroncate dalla guardia nemica meritavano di essere gettate in una discarica? Ora vengo ai responsabili. Da chi è stata fatta questa scelta?” (Lettera aperta 2023).

La commemorazione di quell’evento, da qualche anno, è stata spostata alla fine del mese di agosto. “Non si conoscono i motivi per i quali gli organizzatori hanno spostato la data – ha scritto Igino Bertoldi – i nostri Osovani ‘Piero’ e ‘Bologna’ nel compimento di una missione persero la loro giovane vita il 15 agosto 1944. Chi ha deciso tutto ciò? Si rendano coscienti della responsabilità che hanno assunto nei confronti dei nostri Martiri e di noi combattenti per la salvezza del nostro Friuli e della Patria” (Commemorazione 2023).

Non è tutto. Igino Bertoldi si chiede il perché in varie iniziative odierne ci sia una fusione ANPI-APO? In fondo i massacratori delle baite di Porzûs e del Bosco Romagno erano fanatici dei GAP, oggi ricordati quali bravi combattenti antifascisti da certi dirigenti dell’ANPI. Riferendosi al periodo della guerra fredda e della possibile invasione jugoslava del Triveneto, Bertoldi si chiede in conclusione: “Come possiamo dimenticare le battaglie che abbiamo dovuto sostenere contro gli amici dell’ANPI per salvare il Friuli?


Fazzoletto rosso da manifestazione comunista, anni '70. Coll. privata

Depositi di armi al confine orientale – In base al dossier del 1946-1947 presso il “National Archives USA” con copia presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, esistevano in Friuli Venezia Giulia vari depositi clandestini di armi, incluso quello della Casa del Popolo di Opicina a Trieste con “bombe a mano e pistole”, forse a disposizione dei filo-titini; ce ne erano altri sei nella stessa borgata, presso certe abitazioni. In Trieste città i covi di armi a tracolla erano presso il ristorante “Subav” e il “Palestina”, oltre che in altri 29 siti, case private incluse. A Cormons (GO) i nascondigli sono 18, presso abitazioni con tanto di indirizzo. Nelle vicinanze della miniera di Cave del Predil, vicino a Tarvisio (UD), c’erano 3 nascondigli di detonatori ed esplosivo. A Gorizia i magazzini di fucili, pistole e bombe stavano in 17 aree, come nel Cimitero centrale, nelle case private, dietro “pareti di cartongesso”, in una trattoria di Piazza De Amicis, in un mobilificio di Salcano e al Cimitero di Merna (oggi in Slovenia). Altri siti bellici, infine, esistevano pure a Feltre (BL) e Tombolo (PD), secondo lo stesso rapporto dei servizi segreti. Che tempi!

Le rivelazioni di Igino Bertoldi, in questi ultimi mesi, hanno riscosso un certo favore tra i gruppi alpini di Feletto Umberto, frazione di Tavagnacco (UD) e tra alcuni alpini di Tricesimo (UD). Alla bella età di 97 anni suonati, “Ercole” mi ripete spesso, durante le varie interviste :“Jo soi un combatent, ce crodevistu?” (Io sono un combattente, che cosa credevi?).

Fonti orali – Le interviste sono state condotte da Elio Varutti con penna, taccuino e macchina fotografica. – Igino Bertoldi, detto Ercole, Bogomiro o Ragamir, nato a Tavagnacco (UD) il 29 agosto 1926; int. a Tavagnacco (UD) il 29 agosto 2023 e messaggio del 20 settembre 2023.

– G.P.F., Gemona 1938, int. a Udine del 15 settembre 2023.

Documenti originali – Igino Bertoldi, Lettera aperta sul legame APO-ANPI. 15 agosto 2023 - 15 agosto 1944. Al bivio Morena, ms, pp. 2.

– Igino Bertoldi, Commemorazione del 26.8.2023, ms, p. 1.

Bibliografia - “National Archives USA”, con copia presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, dossier del 1946-1947.

- Nilo D’Osualdo Filos, Il ribelle, Udine, Gaspari, 2017.

- Giuseppe Bergamini, Alvise Rampini (a cura di), Francesco Krivec 1907-1983: un fotografo di città, Udine, Istituto regionale di promozione e animazione culturale (IRPAC), 2011.

- Elio Varutti, 25 aprile 2023: Patrioti o Partigiani. Igino Bertoldi denuncia, on line dal 2 giugno 2023 su eliovarutti.blogspot.com.

- Elio Varutti, Strage di Porzûs programmata e misteri jugoslavi al confine orientale italiano, on line dal giorno 11 luglio 2023 su varutti-elio3.webnode.it

- Elio Varutti, Le fucilazioni facili dei partigiani comunisti in Friuli. L’osovano “Ercole” rivela, 1945, on line dal 31 luglio 2023 su evarutti.wixsite.com

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Saggio di: Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking di Maria Iole Furlan e E. Varutti. Lettori: Bruno Bonetti, Enzo Faidutti, Sergio Satti (ANVGD di Udine) e il professore Ezio Cragnolini. Per la collaborazione alla ricerca si ringraziano l’architetto Franco Pischiutti (ANVGD di Udine), Adina Ruffini di Tavagnacco e Giovanni Peco, di Monza.


Copertina: Udine 1946, piazza Libertà, Manifesto con i risultati del referendum istituzionale che segnò il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica. Da "Francesco Krivec, fotografo di città”. Fotografie dalle fonti citate. Adesioni al progetto: ANVGD di Arezzo e Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine. Per la cortese collaborazione riservata si ringraziano gli operatori e le direzioni delle seguenti biblioteche di Udine: Civica “Vincenzo Joppi”; Biblioteca del Seminario Arcivescovile “Pietro Bertolla”; Biblioteca dell’ANVGD; Biblioteca della Società Filologica Friulana e Biblioteca “Renato Del Din” dell’Associazione Partigiani Osoppo-Friuli.

Ricerche per il blog presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/


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